Io non sono degno di ciò che fai per me:
Tu che ami tanto uno come me,
vedi non ho nulla da donare a Te,
ma se Tu lo vuoi prendi me.
Sono come la polvere alzata dal vento‚
sono come la pioggia caduta dal cielo‚
sono come una canna spezzata dall’uragano
se Tu, Signore, non sei con me.Io non sono degno di ciò che fai per me:
Tu che ami tanto uno come me,
vedi non ho nulla da donare a Te,
ma se Tu lo vuoi prendi me.Contro i miei nemici Tu mi fai forte‚
io non temo nulla e aspetto la morte‚
sento che sei vicino, che mi aiuterai‚
ma non sono degno di quello che mi dai.Io non sono degno di ciò che fai per me:
Tu che ami tanto uno come me,
vedi non ho nulla da donare a Te,
ma se Tu lo vuoi prendi me.
Claudio Chieffo (nella foto) era un uomo realista. Così realista da sperare nella salvezza possibile qui e ora. E così realista da essere certo che la salvezza è un dono dell’amore di Dio. Di più: così realista da riconoscere nei propri giorni la presenza del Dio fatto uomo. Per questa ragione, certo del fatto che il bene è dato per essere condiviso, ha cantato la speranza nella felicità senza fine generata dalla presenza del Dio-con-noi.
La consapevolezza di aver ricevuto il dono della vita e della fede gli ha sempre fatto tenere lo sguardo sull’essenziale: non è la pochezza dell’uomo a dover essere raccontata, ma la tenace fedeltà di Dio.
Io non sono degno, una tra le sue composizioni più antiche e più diffuse, canta con la forza semplice dell’evidenza la certezza che l’amore di Dio è più grande del cuore dell’uomo. Chieffo la commentava così: «Questa canzone, una canzone di gioia sebbene a volte venga cantata come una nenia funebre, è la certezza che prevale di fronte al fatto che, incurante dei miei limiti, anzi proprio per quelli, il Signore mi fa un dono. “Io non sono degno di ciò che fai per me: / Tu che ami tanto uno come me, / vedi non ho nulla da donare a Te, / ma se tu lo vuoi prendi me”: non posso stare a perder tempo ripetendo che non sono degno, non sono degno… È troppo evidente la grandezza del dono perché mi possa permettere di porre fra il dono e me, fra quel dono e gli altri, il velo della mia indegnità. Sono troppo contento di quello che mi accade per mettermi a fare sofismi sul fatto che accade a me: accade a me e ne sono grato. Non lo merito, so benissimo che non lo merito, però Dio è spiritoso, simpatico e ha un forte senso dell’umorismo…».
Citato in Paola Scaglione, La mia voce e le Tue Parole. Claudio Chieffo, una lunga storia di musica e poesia, Ares, Milano 2006, p. 25.
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A cura della Redazione Papaboys
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