Mauro Leonardi

Terremoto Norcia. Che senso può averci se non riavvicinarci tutti?

Il più forte terremoto del Centro Italia dall’80 ha causato molti crolli, qualche ferito, nessun morto e tantissima paura. Fin da quest’estate è stato un terremoto che ha riguardato anche Roma. La gente scende per strada, si spaventa, dorme in macchina. Qualche cornicione cade, qualche strada viene chiusa, si è aperta una crepa nella basilica di San Paolo e la metropolitana è stata chiusa per ore. Per chi abita a Roma come me, non è più “il terremoto del Centro Italia” ma è “il terremoto”, il mio terremoto. Sono i vetri della mia libreria che tremano, sono le ante del mio armadio che si aprono, sono le mie cose che cadono a terra, sono io che mi aggrappo per non cadere. Sono io che devo decidere se uscire per strada, se rimanere, cosa portare, cosa lasciare, cosa fare, mentre gli altri si preparano ad Halloween o perdono tempo a parlare male di Halloween. Con l’ennesima scossa di terremoto la solita domenica mattina non ha più nulla. Per chi non l’ha mai vissuto è difficile da capire. È come se ti svaligiassero la casa, ma sotto i tuoi occhi. Un enorme ladro invisibile che ti toglie casa tua scuotendola.

Mi arrivano messaggi senza parole. Non vuoti ma proprio con scritto così: “Senza parole”. Sono i miei amici che abitano ad Amatrice o nelle Marche o da quelle parti e che avevano già perso molto in case e serenità ad agosto, e ora non sanno cosa dire perché non sanno se casa loro è rimasta in piedi o no, se è lesionata o no. Non lo sanno perché la protezione civile non ti fa avvicinare, e quindi non lo sai davvero. Non è un modo di dire.

Così, quando apri i giornali, i siti e cerchi le parole che servono quando hai perso tutto o quasi, succede che rimani tu senza parole. Trovi la grillina Blundo che parla di cospirazioni: “Rai cambia la magnitudo per interessi economici del governo”. Oppure c’è Socci che attacca il Papa perché non fa cose cattoliche come pregare e consacrare l’Italia alla Madonna ma perde tempo omaggiando i luterani. E poi commenti, smentite, rettifiche varie. È sciacallaggio politico e giornalistico sul terremoto: sarebbero da denunciare. Anzi hai voglia di far loro qualche domanda tipo: dove vivete? con chi parlate? ma qualcuno lo ascoltate? qualche silenzio senza parole lo avete sentito mai in vita vostra? casa non ve l’hanno mai svaligiata?

Meno male, ti consoli poi, che c’è la gente qualsiasi. Coma la vicina di casa che ha sbagliato numero ma che comunque ti ha chiesto come stavate e se eravate spaventati. O la Protezione civile che gira per Napoli a tranquillizzare cittadini e turisti. O il signore bislacco del condomino accanto che in pigiama è andato ad avvertire tutta la scala del palazzo che c’era il terremoto. Insomma, grazie a Dio, questo sisma dà voce anche alle persone che hanno cuore. E a chi non sa tacere cosa dire? Almeno ascoltate le storie e guardate le foto. Rimarrete senza parole e sarà un bellissimo discorso, il vostro migliore.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da IlSussidiario.net



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