Caritas et Veritas

Se devi ‘riaccendere’ la tua fede che ultimamente si è un pò spenta, ecco 10 pensieri di S. Teresa d’Avila

Una donna che ha ancora tanto da dire e molto bene a tutta la Chiesa è Santa Teresa d’Avila, vissuta nel 1500 ma oggi viva più che mai in primo luogo attraverso la sua santità così originale e coinvolgente, poi come Riformatrice del Carmelo e come scrittrice di opere di vita spirituale.

Era stata canonizzata già nel 1622 insieme a Ignazio di Loyola, Francesco Saverio e Filippo Neri (come si vede in buona e santa compagnia!) ma il titolo di Dottore della Chiesa, prima donna nella storia, le arrivò solo nel 1970 quando Paolo VI la dichiarava “Maestra” per tutti i cristiani. È una donna che bisogna lasciar parlare e che bisogna ascoltare con attenzione: nel nostro rapporto con Dio e nel nostro cammino verso di Lui (orazione) Teresa è una vera maestra, esperta e credibile perché parla per esperienza vissuta.

Chiediamo allora aiuto a questa Santa per ‘riaccendere’ la nostra fede, se fosse un poco tiepida. Ecco 10 pensieri che devono farci riflettere!

– Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace.

– Meno si possiede, più si è liberi da preoccupazioni, e il Signore sa che mi pare di avere maggiore pena quando le elemosine abbondano che non quando ci mancano.

– La povertà è un bene che racchiude in sé tutti i beni del mondo; ci assicura un gran dominio, intendo dire che ci rende padroni di tutti i beni terreni, dal momento che ce li fa disprezzare.

– Qui può intervenire la vera umiltà, in quanto questa virtù e quella della rinuncia a se stessi mi pare che vadano sempre insieme: sono due sorelle che non bisogna mai separare.

– Quello a cui possiamo far ricorso, figlie mie, lasciatoci da Sua Maestà, è l’amore e il timore. L’amore ci farà accelerare il passo, il timore ci farà guardare dove mettiamo i piedi, per non cadere lungo un cammino percorrendo il quale tutti noi che viviamo quaggiù incontriamo tanti inciampi.



– Appena vi comunicate chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell’anima per fissarli in fondo al vostro cuore, dove il Signore è disceso.

– La porta del castello è l’orazione. Pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscersi e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia.

– Le anime senza l’orazione sono come un corpo storpiato e paralitico che ha mani e piedi, ma non li può muovere.

– Vorrei far comprendere che l’anima non è il pensiero e che la volontà non è governata dall’immaginazione. Sarebbe una grave sventura se lo fosse. Ne viene, quindi, che il profitto dell’anima non consiste nel molto pensare, ma nel molto amare.

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– Dobbiamo ritrovarci in noi stesse anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo l’abitudine Egli si farà sentire presente.

– Sapevo benissimo di avere un’anima, ma non ne capivo il valore, né chi l’abitava



di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys

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