Una volta a Roma, saranno a disposizione della Procura per rispondere a tutte le domande del caso e poi finalmente rientreranno a Vicenza dove – ha annunciato il Vescovo – “faremo una terza veglia (dopo le due d’invocazione fatte in questi due mesi) di ringraziamento alla Madonna di Monte Berico”. Mons. Pizziol ha ammesso che quello trascorso è stato un tempo di “trepidazione, anche se la speranza non è mai venuta meno”. In particolare nell’ultimo mese le cose nella zona si erano complicate come s’intuiva anche con il rapimento delle ragazze nigeriane e di dieci cinesi. Il lavorio per arrivare a questa soluzione è stato lungo e faticoso. Nelle ultime settimane le informazioni erano contrastanti: accanto a segnali di speranza arrivavano informazioni che mostravano come la situazione si stesse complicando. “Non si sapeva bene a chi credere – racconta don Arrigo – c’era anche la paura di sperare”. Ora crescono anche i sentimenti di riconoscenza verso tutti coloro che si sono spesi per una soluzione positiva: le autorità italiane, l’ambasciatore italiano in Camerun, il nunzio in Camerun, il Segretario di Stato cardinale Parolin e in particolare – ricorda mons. Beniamino “i preti vicentini don Leopoldo e don Maurizio che sono rimasti lì e non hanno voluto tornare a casa fino al giorno della liberazione dei nostri”. Circa il futuro della presenza vicentina in Camerun è presto per dire qualcosa. Quel che è certo è che tutti e quattro i preti vicentini rientreranno per un periodo di riposo. “Il futuro – ha detto il Vescovo – sarà deciso insieme a questi preti, ai responsabili e al consiglio presbiterale. In questo momento è difficile pensare di tornare lì. Rimane però la scelta della nostra Chiesa di essere presente nei tre continenti in Asia, Africa e America Latina. La presenza missionaria della Chiesa continuerà, anche se sono gli eventi che poi fanno capire che cosa dobbiamo fare alla luce della fede e della storia della nostra Chiesa”. di Lauro Paoletto, direttore “La Voce dei Berici” (Vicenza)
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