Riforma della giustizia? I temi ideologici vanno accantonati

Un “dodecalogo” per riformare la giustizia italiana. È la “rivoluzione” annunciata ieri dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha auspicato, da ora al 31 agosto, “un confronto aperto, una pubblica consultazione per discutere di giustizia”, cui farà seguito, il 1° settembre, “il ddl in materia, quando partirà l’operazione mille giorni. Al termine dei mille giorni, l’Italia – ha detto Renzi – deve avere un processo civile che duri un anno per il primo grado”. Con il costituzionalista Cesare Mirabelli il Sir ha approfondito i punti della riforma proposti dall’esecutivo.

Cosa pensa delle linee guida per la riforma della giustizia annunciate dal premier Renzi?
“Questo è l’elenco degli argomenti da trattare, ma non è stato indicato alcun contenuto. Sono questioni da tempo sul tappeto, per le quali è condivisa l’esigenza di intervenire, mentre il confronto è aperto su alcune misure specifiche e sul come intervenire”.

Per la giustizia civile si prevede riduzione dei tempi (un anno in primo grado) e dimezzamento dell’arretrato…
“La riduzione dei tempi della giustizia civile è universalmente richiesta. Come arrivarci? Serve un pacchetto che contempli diverse misure, ad esempio deflazione della domanda, semplificazioni di alcuni riti, interventi sulla competenza. Pure il dimezzamento dell’arretrato è un obiettivo, per il quale si possono nuovamente prevedere dei goa (acronimo di giudice onorario aggregato), ovvero giudici transitori – avvocati, notai, docenti universitari – ai quali affidare una parte del contenzioso pendente. In passato sono stati utilizzati per un arco temporale, ora si potrebbe pensare a loro in base alla rilevanza e importanza delle materie trattate”.

Il guardasigilli Orlando ha ribadito che “per separazioni e divorzi consensuali non sarà più necessario andare davanti a un giudice”. È veramente un passo avanti per la giustizia?
“Separazione e divorzio hanno un interesse pubblico per la tutela della parte più debole e la verifica, laddove ci siano, delle condizioni dei minori. Ciò non significa che non possa esserci una soluzione senza contenzioso, come già è ampiamente previsto, ma è bene che resti una verifica pubblica”.

Molto dibattuta a livello politico è la responsabilità civile dei magistrati, che il governo vuole portare “a livello europeo”. Quale può essere una strada efficace al riguardo?
“Ci sono dei ‘temi bandiera’, come questo, che non sono risolutivi per il funzionamento della giustizia. La responsabilità dei magistrati dev’essere anzitutto disciplinare e garantire, comunque, l’indipendenza e l’autonomia di giudizio, per evitare che parti forti e agguerrite possano condizionare il magistrato, minacciando rivalse. L’ambito della responsabilità può essere accresciuto, ma questa dev’essere sempre filtrata dallo Stato, attraverso un organo che valuti l’ammissibilità dell’azione”.

Anche sull’uso delle intercettazioni c’è un ampio dibattito politico…
“È vero, però, che attualmente i provvedimenti adottati nell’ambito del processo riportano intere trascrizioni d’intercettazioni, spesso anche al di là di quanto riguarda direttamente l’imputato, oggetto di curiosità, valutazioni di costume, giudizi di carattere morale e politico più che di carattere penale”.

Da anni si parla di riforma della giustizia. Pensa che, ora, potrà vedere la luce?
“La strada per approvare una riforma è percorribile non solo dal parte del governo, ma anche del parlamento. Molti temi sono tecnici; se si accantonano quelli ideologici e si lavora sull’organizzazione e sulla funzione, il consenso si trova. Occorre, però, una visione organica”.

La magistratura continua, però a lamentare carenze nell’organico. Come farvi fronte?
“La questione dell’organico è reale, tanto per i magistrati quanto per gli ausiliari. Se si ovviasse, vi sarebbe un incremento della produttività. Viceversa, lasciandolo così com’è, c’è il rischio di produrre una strozzatura, con un processo che sarà rapido nel formarsi degli atti, poi si blocca al momento della decisione. Bisogna intervenire nel medio periodo, con concorsi che potranno, peraltro, assorbire dei giovani, oltre a evitare che i pensionamenti aggravino ulteriormente la situazione”.

E il costo del nuovo personale?
“La scelta è tra investire nella giustizia e pagare indennità per ritardi nella giustizia. Facendo i conti è facile vedere dov’è che, alla fine, si risparmia”. Di Francesco Rossi per Agensir

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