Categorie: Pax et Justitia

Ricordiamo bene le parole di Padre Amorth: contro Satana la guerra non deve mai fermarsi!

Padre Gabriele Amorth, modenese, nel suo ultimo libro raccontò i suoi esorcismi. A 90 anni compiuti spiegò la differenza tra malocchi, malefici e superstizione. «Il diavolo sa trasformarsi. Può restare nascosto. Ma nè lui nè gli indemoniati mi spaventano. Io opero in nome del Signore del mondo. E Satana è solo la scimmia di Dio».

AVEVAMO RACCONTATO COSI’ IL SUO ULTIMO LIBRO – È questo il filo conduttore dell’ultimo libro, curato da padre Gabriele Amorth, esorcista ufficiale del Vaticano a Roma. A pochi mesi dal novantunesimo compleanno, questo modenese votato ai Paolini, è diventato il simbolo dei combattimenti contro il demonio. Ma è una lusinga che lo tocca poco.

Dopo altri 17 volumi, quasi tutti dedicati alle minacce del maligno, padre Amorth guarda alla sua lunga vita con la saggezza di chi ne ha viste, letteralmente, di tutti i colori. Nell’ultimo libro a sua firma, “Ho incontrato Satana” (Piemme, 223 pagine, 16.50 euro) traccia un bilancio delle sue battaglie grazie alla penna di un sacerdote polacco, don Slawomir Sznurkowski. Lo conobbe nell’81 quando lui era un novizio e lavorava alla rivista “Madre di Dio” di cui Amorth fu direttore.

L’esorcista non si tira indietro quando deve parlare dei pericoli spirituali della Chiesa di oggi.

All’intervistatore che gli chiede della crisi spirituale della gerarchia e dei fedeli, citando la visione di papa Leone XIII in cui il Signore permette a Satana di distruggere la Chiesa, risponde con ironia.

«Nel Vangelo di Matteo, Gesù promette a Pietro la fondazione della sua chiesa sulla pietra. E poi, i pericoli verrebbero solo dal suo pontificato, da cento anni a questa parte? Lo stesso Gesù assicura che le forze degli inferi non prevarranno mai contro la Chiesa. Nella storia abbiamo attraversato periodi peggiori dal punto di vista della gerarchia: pensiamo ai papi che erano monopolio di famiglie nobili e con i soldi compravano la nomina al pontificato».

Nelle sue pagine il religioso modenese analizza e distingue i casi di possessione diabolica: maleficio, malocchio, maledizione e superstizione. Nella sua visione non esistono giochi innocenti come i tarocchi o la bottiglia che si sposta sulle foto degli spiriti evocati: per lui si tratta sempre di varchi aperti al maligno.



L’elencazione degli sbagli in cui i fedeli più spaventati o tiepidi possono cadere per chiedere aiuto al mondo del paranormale è dettagliata: non dimentica i bestemmiatori («Possono procurare influenze negative in famiglia») e le zingare («Talvolta possono avere intuizioni, i loro poteri si trasmettono dalla madre alla figlia primogenita»). «Occorre essere guardinghi» ripete a ogni passo e nell’elenco dei suoi bersagli polemici non manca la passione occidentale per lo yoga e persino le magie di Harry Potter.

Sbaglierebbe però chi giudicasse padre Amorth con il metro della scienza moderna contrapposta a una Chiesa oscurantista, medioevale. Errore: padre Amorth è diventato esorcista ufficiale in Vaticano nel 1986, a 61 anni, dopo aver seguito per molti anni il suo maestro, padre Candido Amantini. «Anche papa Woytila ha esorcizzato un’indemoniata che lo attaccò in piazza S. Pietro» ricordò una volta a proposito di una sua “ex paziente”. In quest’ultimo libro gli si attribuiscono 160 mila esorcismi; in un’intervista al Sunday Telegraph il numero è molto più contenuto, solo 50 mila fino al 2000 ma con un’avvertenza: «Sono necessari a volte sino a 100 esorcismi per liberare una vittima del diavolo». Lui stesso più volte, distinguendo tra persone con disturbi psichici dagli indemoniati veri e propri ha parlato di un centinaio di casi trattati.


La sua adesione alla vita religiosa è profonda, radicata nella famiglia legata all’Azione Cattolica. A 18 anni entrò nei partigiani cattolici della Brigata Italia di Ermanno Gorrieri, diventando vice comandante di piazza a Modena e comandante del 3º Battaglione della 2°Bgt Italia. Alla fine del conflitto gli fu conferita una medaglia al valor militare. A 22 anni, nel 1947, fu nominato vice delegato nazionale dell’allora presidente dei movimenti giovanili della Dc a fianco di Giulio Andreotti, legandosi a Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani e Giuseppe Lazzati. Ma nel ’54 buttando alle ortiche la carriera politica nazionale e quella di avvocato (era laureato in Giurisprudenza), a Modena o a Roma sulle orme del padre, scelse di diventare presbitero seguendo l’invito di don Alberione.



Redazione Papaboys

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