Perché Papa Francesco ha chiesto alle sue scarpe nere di marciare a Parigi

L’impegno per avere un pianeta sostenibile nel 2050, cioè un mondo in cui la temperatura non cresca di altri due gradi, è profondamente umano e nobile perché significa amalgamare l’umanità su un obiettivo che moltissimi di noi non potranno godere direttamente.
Io ho cinquantasei anni e tra trentacinque probabilmente non ci sarò. Perché allora devo accendere meno il riscaldamento e mettermi un maglione in più, diminuire la quantità di cibo cucinato e non consumato, comprare meno per non buttare nella spazzatura prodotti alimentari o medicine che hanno passato la data di scadenza? Non solo perché è giusto e doveroso consegnare un pianeta vivibile a chi ci sarà ma anche perché avere uno stile di vita capace di dare, mi fa essere più felice oggi, in questo preciso istante.

La XXI Conferenza che inizia a Parigi ha l’enorme possibilità di educare me – e tutto il mondo con me – alla consapevolezza che se vivo in uscita da me stesso sono più felice. Formarsi alla cultura dell’attenzione verso il clima significa un’ascesi intransigente, un impegno costante e quotidiano. Dice Papa Francesco nella Laudato Si “se una persona, benché le sue condizioni economiche le permettano di consumare e spendere di più, abitualmente si copre un po’ invece di accendere il riscaldamento, ciò suppone che abbia acquisito convinzioni e modi di sentire favorevoli alla cura dell’ambiente” (LS 211). È questa la ragione per cui ha voluto che anche le sue scarpe fossero presenti nella simbolica marcia per il clima. I cristiani che lo criticano per aver scritto un’enciclica “in cui si occupa di alghe, vermi, piccoli insetti e rettili piuttosto che…” non hanno compreso che la causa dell’ambiente è la grande opportunità che ha l’uomo oggi, soprattutto quello occidentale, di aprirsi alla trascendenza “infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità” (Cfr LS 208).

La manifestazione che non si è potuta fare a Parigi per motivi di sicurezza ha avuto sorelle in tutto il mondo. In quelle foto i bambini sulle spalle dei grandi non sono un peso ma la custodia di una speranza. Hanno marciato non solo per un buon motivo ma anche per un motivo che non vedranno e di cui non godranno i benefici. Questo è il bello dell’uomo. È vero sa distruggere ma sa anche costruire e riparare.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost


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