Categorie: Sancta Sedes

Papa Francesco: Urbi et Orbi, abbiamo il coraggio del perdono e della pace

Con Gesù Cristo che è risorto “l’amore ha sconfitto l’odio, la vita ha vinto la morte, la luce ha scacciato le tenebre”: per questo, in un mondo che “propone di imporsi a tutti costi”, cerchiamo di “non cedere all’orgoglio” che alimenta violenza e guerre, ma di avere il “coraggio umile” del perdono e della pace. Questo il messaggio di Pasqua di Papa Francesco che dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana ha impartito la benedizione Urbi et Orbi, subito dopo aver presieduto in Piazza San Pietro la Santa Messa ed aver compiuto un giro sulla papamobile per salutare i fedeli e augurare loro buona Pasqua.

Dal Signore risorto imploriamo la grazia di “non cedere all’orgoglio che alimenta la violenza e le guerre”, ma di avere il “coraggio umile” del perdono e della pace. Così Papa Francesco, dopo che una pioggia quasi incessante aveva accompagnato la Santa Messa di Pasqua in Piazza San Pietro, ha pregato e benedetto la città di cui è vescovo, Roma, e il mondo. Immediato il riferimento a quanti perseguitati:

“A Gesù vittorioso domandiamo di alleviare le sofferenze dei tanti nostri fratelli perseguitati a causa del Suo nome, come pure di tutti coloro che patiscono ingiustamente le conseguenze dei conflitti e delle violenze in corso. Ne sono tanti”.

Quindi il pensiero del Papa è andato alle tante realtà di guerra e sofferenza, come in Siria e Iraq:

“Cessi il fragore delle armi e si ristabilisca la buona convivenza tra i diversi gruppi che compongono questi amati Paesi. La comunità internazionale non rimanga inerte di fronte alla immensa tragedia umanitaria all’interno di questi Paesi e al dramma dei numerosi rifugiati”.

Implorata la pace per tutti gli abitanti della Terra Santa:

“Possa crescere tra Israeliani e Palestinesi la cultura dell’incontro e riprendere il processo di pace così da porre fine ad anni di sofferenze e divisioni”.

La preghiera di Francesco si è estesa alla Libia, affinché – ha detto – “si fermi l’assurdo spargimento di sangue in corso e ogni barbara violenza” e ci si adoperi “per favorire la riconciliazione e per edificare una società fraterna che rispetti la dignità della persona”. Poi allo Yemen, perché “prevalga una comune volontà di pacificazione per il bene di tutta la popolazione”. Con “speranza” ha affidato al Signore misericordioso “l’intesa raggiunta in questi giorni a Losanna” sul nucleare iraniano, affinché – ha auspicato – “sia un passo definitivo verso un mondo più sicuro e fraterno”. Il dono della pace è stato implorato dal Pontefice pure per la Nigeria, il Sud Sudan, il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo:

“Una preghiera incessante salga da tutti gli uomini di buona volontà per coloro che hanno perso la vita – penso in particolare ai giovani uccisi giovedì scorso nell’Università di Garissa, in Kenia –, per quanti sono stati rapiti, per chi ha dovuto abbandonare la propria casa ed i propri affetti”.

La Risurrezione del Signore porti luce inoltre all’amata Ucraina, ha proseguito il Pontefice, non dimenticando “ quanti hanno subito le violenze del conflitto degli ultimi mesi”:

“Possa il Paese ritrovare pace e speranza grazie all’impegno di tutte le parti interessate”.

Il Papa ha chiesto pace e libertà per i tanti uomini e donne “soggetti – ha sottolineato – a nuove e vecchie forme di schiavitù da parte di persone e organizzazioni criminali”:

“Pace e libertà per le vittime dei trafficanti di droga, tante volte alleati con i poteri che dovrebbero difendere la pace e l’armonia nella famiglia umana. E pace chiediamo per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi, che guadagnano col sangue degli uomini e delle donne”.

La voce del Signore Gesù che dona pace e assicura di rimanere “sempre” con noi – ha affermato Francesco – giunga dunque agli emarginati, ai carcerati, ai poveri e ai migranti “che tanto spesso sono rifiutati, maltrattati e scartati”, ai malati e ai sofferenti, ai bambini e specialmente a quelli che, ha aggiunto, “subiscono violenza”, a quanti “sono nel lutto” e agli uomini e alle donne “di buona volontà”. A tutti, ha spiegato il Papa, Gesù con la sua morte e risurrezione indica “la via della vita e della felicità”: la via è “l’umiltà, che comporta l’umiliazione” della morte sulla croce. Solo chi si umilia può andare “verso Dio”, perché “l’orgoglioso guarda dall’alto in basso, l’umile guarda dal basso in alto”. D’altra parte, il mattino di Pasqua, Pietro e Giovanni – avvertiti dalle donne – corsero al sepolcro e lo trovarono aperto e vuoto; si avvicinarono e si “chinarono” per entrare nel sepolcro. Per entrare nel mistero, ha ricordato il Papa, bisogna “chinarsi, abbassarsi. Solo chi si abbassa – ha aggiunto – comprende la glorificazione di Gesù e può seguirlo sulla sua strada”:

“Il mondo propone di imporsi a tutti costi, di competere, di farsi valere… Ma i cristiani, per la grazia di Cristo morto e risorto, sono i germogli di un’altra umanità, nella quale cerchiamo di vivere al servizio gli uni degli altri, di non essere arroganti ma disponibili e rispettosi”.

Augurando buona Pasqua ai presenti in Piazza San Pietro e a quanti collegati attraverso i mezzi di comunicazione sociale, il Papa ha pure ringraziato per il dono dei fiori dai Paesi Bassi che, ha detto, “in una giornata tanto bella” ma anche “tanto brutta per la pioggia”, hanno fatto da cornice alla celebrazione. Infine un auspicio:

“Portate nelle vostre case e a quanti incontrate il gioioso annuncio che è risorto il Signore della vita, recando con sé amore, giustizia, rispetto e perdono”.

Il servizio è di Giada Aquilino per la Radio Vaticana

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