Papa Francesco spiega il carisma dei camilliani, dono da far risplendere sempre di luce nuova. Esortandoli a guardare al futuro pensando a nuove forme di apostolato, testimoniando l’amore misericordioso di Cristo verso i malati.
Quando la malattia arriva a turbare e a volte a sconvolgere la nostra vita. Allora sentiamo forte il bisogno di avere accanto a noi un fratello o una sorella compassionevole e anche competente, che ci consola, ci sostiene, ci aiuta a recuperare il bene prezioso della salute. Oppure ci accompagna fino alle soglie del nostro incontro finale con il Signore!
Papa Francesco evidenzia come il dono ricevuto da San Camillo e da molti altri sia quello di “rivivere e testimoniare l’amore misericordioso” verso chi soffre. Un carisma importante che è un regalo dello Spirito Santo e che non può essere tenuto nascosto.
Voi lo vivete in maniera esemplare, traducendolo in vita secondo il doppio binario dell’assistere direttamente i malati, specialmente i più poveri, nei loro bisogni corporali e spirituali, e dell’insegnare ad altri il modo migliore di servirli, a beneficio della Chiesa e dell’umanità.
Attenzione però a non fare del carisma – afferma il Papa – “un modo per affermare se stessi” perché è una grazia particolare data “per fare del bene a tanti altri”.
Nel corso degli anni, voi vi siete sforzati di incarnare con fedeltà il vostro carisma. Traducendolo in una molteplicità di opere apostoliche e in servizio pastorale a beneficio dell’umanità sofferente in tutto il mondo.
Sulla scia di San Camillo e di tanti modelli di santità che hanno vissuto in modo eroico, Papa Francesco invita a proseguire sulla strada tracciata perché il dono ricevuto “è ancora attuale e necessario in questa epoca, perché è fondato sulla carità che non avrà mai fine”.
Si tratta di guardare al futuro, aperti alle forme nuove di apostolato che lo Spirito vi ispira
e che i segni dei tempi e le necessità del mondo e della Chiesa richiedono.Guardando alla “famiglia carismatica” dei camilliani composta di religiosi, religiose, consacrati secolari e fedeli laici, il Papa evidenzia che “nessuna di queste realtà è da sola depositaria o detentrice unica del carisma, ma ognuna lo riceve in dono e lo interpreta e attualizza secondo la sua specifica vocazione, nei diversi contesti storici e geografici”.
Al centro rimane il carisma originario, come fonte perenne di luce e di ispirazione, che viene compreso e incarnato in modo dinamico nelle diverse forme. Ognuna di esse viene offerta alle altre in uno scambio reciproco di doni che arricchisce tutti per l’utilità comune e in vista dell’attuazione della medesima missione quale è testimoniare in ogni tempo e luogo l’amore misericordioso di Cristo verso i malati.
Ricordando poi la successiva nascita delle Congregazioni femminili perché ai tempi di San Camillo le donne potevano solo dedicarsi alla vita contemplativa e monastica, Francesco sottolinea che con la loro presenza “hanno dato completezza all’espressione del carisma della misericordia verso gli infermi, arricchendolo delle qualità spiccatamente femminili dell’amore e della cura” ma anche della tenerezza.
Mi fermo un po’ su questa parola “tenerezza”. È una parola che rischia di cadere dal dizionario oggi, eh! Dobbiamo riprenderla e riattuarla, eh! Il cristianesimo senza tenerezza non va. La tenerezza è un atteggiamento cristiano proprio; è anche il midollo del nostro incontro con le persone che soffrono.
L’invito del Pontefice è poi quello di assumere uno stile sinodale per vivere in comunione e rendere sempre più fecondo il carisma.
Nella fedeltà all’ispirazione iniziale del Fondatore e delle Fondatrici, e in ascolto delle tante forme di sofferenza e di povertà dell’umanità di oggi, saprete in tal modo far risplendere di luce sempre nuova il dono ricevuto; e tante e tanti giovani di tutto il mondo potranno sentirsi da esso attirati e unirsi a voi, per continuare a testimoniare la tenerezza di Dio.
Fonte vaticannews.va/Benedetta Capelli
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