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Papa Francesco al Regina Coeli un nuovo appello, e una nuova condanna, contro la barbarie della guerra

Papa Francesco recita in piazza San Pietro la preghiera mariana del Regina Coeli, ma nella mattinata non ha presieduto la Celebrazione della Festa della Divina Misericordia, per problemi di salute, ormai ricorrenti in questo periodo: preghiamo insieme per Papa Francesco, perchè possa rimettersi presto in piena forma!

Un nuovo appello e una nuova condanna contro la barbarie della guerra.

Le armi stanno sempre più prendendo il posto della parola. Rinnovo l’appello di una tregua pasquale, si fermi l’attacco, sia fermino le arme, si ascoltino le parole del Risorto che dice: ‘Pace a voi!’. Invito tutti a manifestare, ai leader politici chiedo di ascoltare la voce della gente che vuole la pace e non una escalation del conflitto!

Anche noi siamo come Tommaso, con gli stessi dubbi, con gli stessi ragionamenti – ha ricordato Papa Francesco riferendosi al Vangelo della domenica. Il Signore non cerca cristiani perfetti – ha ricordato Francesco – che poi ha aggiunto: io ho paura quando vedo i cristiani perfetti! Quelle associazioni di cristiani perfetti! L’avventura della fede è fatta di luci ed ombre, conosce tempi di consolazione, di slancio, ma anche stanchezza, dubbi e oscurità.

Non dobbiamo temere le crisi della fede! Non sono un peccato, sono un cammino e ci rendono umili.

PUOI LEGGERE ANCHE: Papa Francesco: la gioia di Dio cambia tutta la nostra vita. Facciamo memoria del perdono che ci ha dato

recita del Regina Coeli

Le parole di Papa Francesco prima della recita del Regina Coeli

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, ultimo giorno dell’Ottava di Pasqua, il Vangelo ci racconta la prima e la seconda apparizione del Risorto ai discepoli. Gesù viene a Pasqua, mentre gli Apostoli sono chiusi nel cenacolo, ma poiché Tommaso, uno dei Dodici, non è presente, otto giorni dopo ritorna (cfr Gv 20,19-29). Focalizziamoci sui due protagonisti, Tommaso e Gesù, guardando prima al discepolo e poi al Maestro. Bel dialogo tra loro.

L’Apostolo Tommaso, anzitutto. Egli rappresenta tutti noi, che non eravamo presenti nel cenacolo quando il Signore è apparso e non abbiamo avuto altri segni fisici o apparizioni da parte di Lui. Anche noi, come quel discepolo, a volte facciamo fatica: come si fa a credere che Gesù è risorto, che ci accompagna ed è il Signore della nostra vita senza averlo visto né toccato?

Perché non ci dà qualche segno più evidente della sua presenza e del suo amore? Ecco, anche noi siamo come Tommaso.

Ma non dobbiamo vergognarci di questo. Raccontandoci la storia di Tommaso, infatti, il Vangelo ci dice che il Signore non cerca cristiani perfetti, che non dubitano mai e ostentano sempre una fede sicura.

No, l’avventura della fede, come per Tommaso, è fatta di luci e di ombre. Se no, che fede sarebbe? Essa conosce tempi di consolazione, di slancio e di entusiasmo, ma anche stanchezze, smarrimenti, dubbi e oscurità. Il Vangelo ci mostra la “crisi” di Tommaso per dirci che non dobbiamo temere le crisi della vita e della fede.

Tante volte ci rendono umili, perché ci spogliano dall’idea di essere a posto, di essere migliori degli altri.

Le crisi ci aiutano a riconoscerci bisognosi: ravvivano il bisogno di Dio e ci permettono così di tornare al Signore, di toccare le sue piaghe, di fare nuovamente esperienza del suo amore, come la prima volta. È meglio una fede imperfetta ma umile, che sempre ritorna a Gesù, di una fede forte ma presuntuosa, che rende orgogliosi e arroganti.

(continua dopo il video)

Regina Coeli con Papa Francesco

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E davanti all’assenza e al cammino di Tommaso, che è spesso anche il nostro, qual è l’atteggiamento di Gesù? Il Vangelo per due volte dice che Egli «venne» (vv. 19.26). Una prima volta, poi una seconda volta, otto giorni dopo. Gesù non si arrende, non si stanca di noi, non si spaventa delle nostre crisi e debolezze. Egli ritorna sempre: quando le porte sono chiuse, torna; quando dubitiamo, torna; quando, come Tommaso, abbiamo bisogno di incontrarlo e di toccarlo più da vicino, torna.

Torna sempre, e non con segni potenti che ci farebbero sentire piccoli e inadeguati, ma con le sue piaghe, segni del suo amore che ha sposato le nostre fragilità.

Fratelli e sorelle,
specialmente quando sperimentiamo stanchezze o momenti di crisi, Gesù, il Risorto, desidera tornare per stare con noi. Aspetta solo che lo cerchiamo, lo invochiamo, persino che, come Tommaso, protestiamo, portandogli i nostri bisogni e la nostra incredulità. Egli torna, perché è paziente e misericordioso. Viene ad aprire i cenacoli delle nostre paure e delle nostre incredulità, perché sempre ci vuol dare un’altra opportunità.

Pensiamo allora all’ultima volta che, durante un momento difficile o un periodo di crisi, ci siamo chiusi in noi stessi, barricandoci nei nostri problemi e lasciando Gesù fuori casa. E ripromettiamoci, la prossima volta, nella fatica, di ricercare Gesù, di tornare a Lui, al suo perdono, a quelle piaghe che ci hanno risanato. Così, diventeremo anche capaci di compassione, di avvicinare senza rigidità e senza pregiudizi le piaghe degli altri.

La Madonna, Madre di misericordia, a me fa piacere vederla così il lunedì dopo la domenica della Misericordia, come Madre della Misericordia, ci accompagni nel cammino della fede e dell’amore.

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