L’Agenda per l’immigrazione preparata dal commissario Dimitri Avramopulos sarà finalizzata dai capi di gabinetto e mercoledì approderà sul tavolo del collegio dei commissari per l’approvazione.
Quattro i pilastri su cui si fonda la strategia: aiuto ai Paesi di origine e transito dei migranti, controllo delle frontiere a sud della Libia e nei paesi limitrofi, missioni di sicurezza e difesa contro trafficanti e scafisti e infine, il più controverso, l’obbligatorietà della suddivisione dei profughi in base ad un meccanismo di quote. Per gli aiuti ai Paesi terzi e per il controllo delle frontiere, con interventi sulle infrastrutture per metterle in sicurezza, “non ci sono problemi di soldi”, indicano fonti europee, visto che l’Europa è il primo donatore mondiale e può attingere ad un budget di circa 20 miliardi per cooperazione e sviluppo. Ma la questione politica è la loro destinazione. Il punto più controverso della strategia resta la redistribuzione dei migranti, con quote obbligatorie da stabilire in base alla ricchezza del Paese, al tasso di disoccupazione, ai numeri degli asili già concessi.La Commissione ha deciso di invocare l’articolo 78.3 del Trattato di Lisbona, finora mai applicato: “Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati”, recita il testo. Grazie ad esso, la Commissione potrà mettere la questione delle quote su una corsia preferenziale, e il Consiglio dovrà approvarla a maggioranza, quindi il veto di alcuni non basterà a bloccare il provvedimento fortemente voluto dal presidente Jean Claude Juncker. Secondo Bruxelles, la valutazione d’emergenza già esiste, “perché sono i numeri a dirlo”. Centinaia di migliaia di richieste (130mila sbarchi in Italia nell’ultimo anno e oltre 200mila richieste di asilo previste in Europa) sono “sicuramente un’emergenza”, secondo l’esecutivo Ue. Nella bozza che circola, i numeri dei rifugiati da ricollocare non sono ancora specificati. La forbice va da 5000 a 20mila, ma Avramopoulos spera che ci si avvicini molto più al secondo che al primo.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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