Mercoledì 4 febbraio – Se Dio non avesse le tue mani non avrei le sue carezze

Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Marco 6,1-6.

Lo stupore mi apre il cuore.
Entra negli occhi e mi va nel cuore.
Lo stupore mi apre le orecchie.
Entrano le tue parole e mi vanno nel cuore.
Lo stupore mi apre la bocca.
Ti guardo.
Ti ascolto.
Ti assaporo.
E il cuore trabocca pieno di te.

Stupore e scandalo.
Se apro gli occhi per guardarlo.
Se apro le orecchie per ascoltarlo.
Ma lascio il cuore chiuso.
Mi si aprirà la bocca.
E invece del cuore.
Mi si muoverà la lingua.
E invece di nascere amore.
Crescerà il disprezzo.
E lui non potrà nulla.
Le sue parole senza il mio cuore, non possono nulla.
La sua presenza senza il mio amore, non può nulla.
Tutto viene a lui da Dio.
Ma tutto passa dalle sue mani di falegname.
Se voglio Dio devo desiderare, stupire, amare, queste mani di falegname.


Ti amo.

Amore mio.
Se Dio non avesse il tuo volto.
Non potrei guardarlo.
Se Dio non avesse la tua voce.
Perderei i suoi insegnamenti.
Amore mio.
Se Dio non avesse le tue mani.
Non avrei le sue carezze.
Senza di te non avrei Dio.
Non avrei pace.
Non avrei vita.
Sei la mia meraviglia.
Sei la mia vita.

Essere Dio non basta.
Ci vuole il tuo viso, che assomiglia a quello di Maria.
E il mio sguardo su di te.
Essere Dio non basta.
Ci vuole la tua voce, quella che tutti conoscono.
E io seduta davanti a te. Ad ascoltarti.
Essere Dio non basta.
Ci vogliono le tue mani di falegname.
E la mi vita stanca, da toccare.

Come è difficile farsi ascoltare da chi conosceva la nostra voce bambina.
Come è difficile rivelarsi, spogliarsi, di fronte a chi ti scruta.
Ci vuole uno sguardo che ci contempla per poter essere sé stessi, senza veli, solo sé stessi.
Ci vuole lo stupore della prima volta, del primo sguardo per riconoscere e amare chi è da sempre con noi.
Amore mio, insegnami a stupirmi di chi ho accanto.

Le tue mani con i calli del falegname danno carezze di vita.
Sei tu.
Lo so.
Lo sento.

Di Don Mauro Leonardi

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