L’unica porta di salvezza: ma… è cambiato qualcosa?

Il fedele cattolico, battezzato nella Chiesa Cattolica, possiede lo Spirito Santo, è pienamente incorporato nella Chiesa e, per essa, in Cristo. Segni esterni di questa sua incorporazione nella Chiesa sono:

1) il vincolo dell’unica professione di Fede;
2) l’accettazione di tutti i suoi Sacramenti;
3) la comunione con la Gerarchia Ecclesiale (il Papa e i vescovi)

Egli ha la garanzia della Salvezza.

La Salvezza è dono di Dio che esige la collaborazione dell’uomo: professare la Fede in Cristo, accettare i 7 Sacramenti istituiti da Cristo e obbedire ai legittimi pastori (CCC 836-837).

«Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col “corpo” ma non col “cuore”» (CCC 837).

Il fedele cattolico che commette un peccato mortale perde lo Spirito Santo, la grazia santificante, e la virtù teologale della carità. La sua incorporazione nella Chiesa, pur sussistendo per il Battesimo, la fede e la speranza, diviene non piena e insufficiente. Se non si converte, andrà all’inferno.

I cristiani non cattolici sono quei fedeli che ancora oggi nascono e vengono istruiti nella Fede di Cristo in comunità ecclesiali che, nel corso dei secoli, si erano staccate dalla piena comunione con l’unica Chiesa voluta e realizzata da Cristo, la Chiesa Cattolica. In queste comunità ecclesiali separate si sono però conservati alcuni beni propri della Chiesa Cattolica (la Sacra Scrittura, le virtù della fede, della speranza e della carità, la vita della grazia e i doni dello Spirito Santo), e si compiono alcune azioni sacre (come la Santa Messa e i Sacramenti). «Lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza, il cui valore deriva dalla stessa pienezza di grazia e dalla verità che è stata affidata [da Cristo] alla Chiesa Cattolica» (Unitatis Redintegratio, n. 3).
I cristiani non cattolici in buona fede (coloro che ignorano senza colpa, quegli argomenti che permettono di formulare il giudizio di veridicità sulla Chiesa Cattolica), possono salvarsi in forza dei beni divini cattolici presenti nelle loro comunità ecclesiali. Chi si salva in esse si salva, di fatto, nella Chiesa Cattolica.

I non cristiani sono tutti coloro che non conoscono Cristo o che, pur conoscendolo, non lo riconoscono come il Figlio di Dio fatto uomo e come l’unico Mediatore di Salvezza per l’intera umanità (ebrei, musulmani, buddisti, induisti, ecc.)

In queste religioni, «la Chiesa riconosce la ricerca, ancora “nelle ombre e nelle immagini”, “di un Dio ignoto” ma vicino, “poiché è Lui che dà a tutti vita e respiro ad ogni cosa, e […] vuole che tutti gli uomini siano salvi”. Pertanto, la Chiesa considera “tutto ciò che di buono e di vero” si trovi nelle altre religioni “come una preparazione al Vangelo, e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita”. Ma, nel loro comportamento religioso, gli uomini mostrano anche limiti ed errori che sfigurano in loro l’Immagine di Dio: molto spesso gli uomini ingannati dal maligno, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la Verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. […] Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l’influsso della grazia si sforzano di compiere con le opere la Volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la Salvezza eterna (Lumen gentium, n. 16 )» (CCC 843-847).

Deve essere chiaro, però, che chi non è cattolico non si salva in virtù della religione non cattolica professata, che, essendo umana, è totalmente priva di valore salvifico, ma solo e unicamente in virtù di Cristo e della sua Chiesa, a cui, seppure ignorandoli senza colpa (perché, ad esempio, nessuno glieli ha mai predicati), aderisce inconsapevolmente nel momento in cui si sforza di osservare la legge naturale (il Decalogo scolpito nel suo cuore).

I non credenti sono quegli uomini che, per i motivi più diversi, non riconoscono l’esistenza di un Dio personale: sono i cosiddetti “atei”.

Possono salvarsi alla condizione che facciano tutto il possibile per giungere alla conoscenza di Dio, servendosi della loro ragione umana; e che si sforzino di vivere onestamente seguendo la voce della loro retta coscienza. In questo caso «la Provvidenza Divina non negherà loro gli aiuti necessari alla Salvezza eterna» (Lumen gentium, n. 16).

È da tener presente che «benché Dio, attraverso vie a Lui note, possa portare gli uomini, che senza colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacergli (Eb 11,6), è tuttavia compito imprescindibile della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare tutti gli uomini» (Ad gentes, n. 7). 



La riflessione (un po’ datata) ma sempre attualissima  è stata  pubblicata nel settimanale di Padre Pio. Daniele

 

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