Categorie: Musicae et Ars

L’enciclica Laudato si’ in chiave rock

Rilanciare i contenuti dell’enciclica Laudato si’ tra i giovani dell’America latina anche attraverso una sinergia tra la Pontificia Accademia delle scienze sociali e il mondo della musica rock. È per questo progetto che il popolare cantante argentino Charly Alberti ha incontrato il Papa durante l’udienza generale.

«Proprio come musicista — racconta — ho dato vita alla Fondazione Revolución 21 per contribuire allo sviluppo sostenibile dell’America latina con la riscoperta delle sue ricchezze umane e naturali». E questo impegno a tutto campo, «con il coinvolgimento di esperti qualificati nelle diverse problematiche ambientali», ha portato Charly Alberti al progetto di collaborazione con l’arcivescovo Marcelo Sánchez Sorondo, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. «La musica rock — dice Alberti — è un linguaggio spontaneo alla portata dei più giovani che sono, per loro stessa natura, anche particolarmente sensibili alle questioni del rispetto dell’ambiente. E pure il linguaggio di Papa Francesco è diretto, chiaro e ben comprensibile dalle nuove generazioni, che infatti lo stanno ascoltando con attenzione».


A raccontare al Pontefice le storie di sofferenza delle loro famiglie sono venuti all’udienza trentadue iracheni che, negli anni passati sono riusciti a raggiungere la Svezia. Ora, a causa delle violenze che stanno investendo la loro terra d’origine, hanno perso il contatto con parenti e amici. Ad accompagnarli padre Rami Alkabalan, del patriarcato di Antiochia dei siri. Proprio accanto a loro, cinquanta volontari del corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, che hanno partecipato alle operazioni di accoglienza dei migranti nel Mediterraneo fin da 2008. «Tempestivi nell’accorrere, efficaci nel servire» è il motto dei volontari, impegnati a stare accanto alle persone che soffrono non solo a Lampedusa ma in ogni situazione di emergenza.
Particolarmente numerose, come sempre, le persone malate presenti in piazza. Con affetto il Papa ha abbracciato Arianna, una bambina di 4 anni, ricoverata dal 29 giugno all’ospedale Bambino Gesù per una rara malattia genetica e che, dopo complesse terapie, potrà presto finalmente rientrare a casa, ad Ancona. A raccontare a Francesco questa storia sono stati i genitori di Arianna: pur non nascondendo di aver vissuto «momenti di disperazione», Tamara e Sergio hanno però saputo riconoscere «la presenza del Signore anche e soprattutto nella prova».

Significativo, poi, il gesto compiuto da due ragazzi norvegesi, Karl Olav e Beatrice Skudal, che hanno donato al Papa una croce a nome di tutta la loro scuola, l’istituto cattolico San Paolo a Bergen. Si tratta, spiegano, «di una realtà multiculturale con trecentoquaranta alunni», fondata nel 1873 in ambito parrocchiale per poi affermarsi come punto di riferimento culturale nel Paese.
A rappresentare, inoltre, la missione salesiana nella regione del Sud Pacifico erano presenti in piazza San Pietro sei sacerdoti e un cooperatore laico. «Siamo tre australiani, un indiano, un neozelandese, un samoano e un nativo delle Isole Fiji, ma tutti insieme siamo in prima linea nell’evangelizzazione, cercando di applicare il carisma di don Bosco», dice don Pierluigi Varengo, australiano di chiare origini italiane.
Per rafforzare «un amichevole rapporto» che dura da molti anni, la Guardia Svizzera Pontificia sta ospitando in questi giorni centoventi rappresentanti dell’Ancient and honorable artillery company of Massachusetts: fondato nel 1638, è il più antico corpo militare degli Stati Uniti d’America.
Inoltre il gruppo musicale Colombia Canta y Encanta, che ha riempito la piazza di suoni e colori, ha testimoniato la validità del «programma di formazione per bambini portato avanti attraverso, appunto, musica e cultura del Paese», ottenendo così «un grande risultato artistico, educativo e anche di promozione sociale». Infine, tra i numerosi argentini, c’era anche il calciatore “Juanito” Ignacio Gómez Taleb, in forza al Verona, accompagnato dalla moglie.

Redazione Papaboys (Fonte L’Osservatore Romano, 8 ottobre 2015)

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