Italiae et Ecclesia

Le devozioni cattoliche. Sai quali sono i santi da invocare contro l’epidemia? Santa Rita, San Rocco e San Sebastiano

Da santa Rita a san Rocco la fede popolare da sempre si rivolge a protettori speciali per prevenire e combattere le malattie. Una tradizione che si rinnova nei giorni del contagio da coronavirus.

Foto Cecilia Fabiano/ La Presse

La preghiera è un’arma potentissima contro la diffusione del male. A patto naturalmente che ci si creda davvero. Non stupisce allora che nei giorni dell’emergenza da coronavirus si moltiplichino le invocazioni di aiuto dall’Alto. Si guarda soprattutto alla Vergine Maria ma anche ai santi, che per vicende legate alla loro vita si sono dimostrati particolarmente attenti a un problema o a una particolare emergenza. A cominciare da santa Rita, la santa dei casi impossibili e disperati, che durante la sua esistenza curò i malati di peste nel lazzaretto di Roccaporena.

Rita, santa dei casi impossibili

Santa Rita

A lei ad esempio ha dedicato una speciale preghiera l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo. Sempre a lei si è rivolta la madre priora del Monastero Santa Rita di Cascia, suor Maria Rosa Bernardinis, pregando davanti all’urna che custodisce il corpo della santa. Ecco il testo della sua invocazione:

“In questi tempi difficili che ci vedono fragili e smarriti a causa del virus, mi rivolgo a te amata Santa Rita e chiedo la tua intercessione presso il Signore. Dona a tutti noi la forza dello Spirito, che tu hai saputo accogliere, per affrontare questa prova. Aiuta a non sentirsi soli coloro che sono in isolamento, anzi unisci noi tutti nella potenza della preghiera e nel tuo amorevole abbraccio. Rita, tu che sei sempre stata vicino ai sofferenti, sostieni chi è malato e accompagnalo con premura verso la guarigione. Tu che hai superato molti dolori, accogli in Cielo tutti coloro che hanno perduto la vita a causa del coronavirus e porta conforto alle loro famiglie, donandogli la pace del cuore. Fa’ che alle istituzioni e al personale sanitario non manchino energie e porgi loro la tua mano Rita, perché possano lavorare al meglio per la vita. Fa’ che arrivi il tuo supporto anche a chi si trova in difficoltà per le conseguenze socio-economiche. Aiutaci Santa Rita portando al Padre il nostro bisogno di speranza e guidaci a un domani migliore. Amen”.

San Rocco, conforto degli appestati

Protettore dalla peste e più in generale dalle epidemie è anche san Rocco, straordinaria figura di pellegrino vissuta nel XIV secolo che attraversò l’Italia curando e confortando gli appestati. Nei santuari e nelle chiese a lui dedicati, solo in Italia se ne contano circa 3mila, in questi giorni si organizzano novene e celebrazioni. Tra le preghiere che invocano la sua intercessione, ce n’è una brevissima e molto facile da ricordare.

“Rocco, pellegrino laico in Europa,
contagiato, incarcerato,
tu che hai guarito i corpi
e hai portato gli uomini a Dio,
intercedi per noi
e salvaci dalle miserie
del corpo e dell’anima”.

San Sebastiano, le ferite delle frecce come bubboni

Storicamente l’epidemia più diffusa e tragicamente nota all’umanità è quella della peste. Un contagio contro cui tradizionalmente ci si rivolge ad alcuni santi “speciali”. Oltre ai già citati santa Rita e san Rocco, san Michele Arcangelo, sant’Antonio abate, san Cristoforo e san Sebastiano. Quest’ultimo perché le ferite causate dalle frecce di cui è trafitto nell’iconografia classica sono paragonate ai bubboni della peste. Ecco una delle preghiera dedicate a san Sebastiano

“Per quei prodigi strepitosi avvenuti nella tua vita, ti preghiamo, o glorioso martire San Sebastiano, di poter essere sempre animati da quella fede e da quella carità che opera i più grandi prodigi e poter essere così favoriti dalla divina assistenza in tutti i nostri bisogni”.

Comunque al di là del santo cui ci si rivolge, queste invocazioni sottolineano un dato comune: la fiducia nella forza della preghiera. Che ciascuno testimonia secondo la propria sensibilità. C’è chi predilige lunghe riflessioni e chi si limita a una semplice, e per questo ancora più bella “Ave Maria”.

Fonte: Avvenire on line / Riccardo Maccioni

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