Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
In questo momento abbiamo più che mai bisogno di sport, di sport vero, per compensare la troppa conflittualità che appesantisce il nostro mondo e purtroppo anche il continente europeo.
Proprio in occasione della competizione, il Pontefice rivolge un messaggio a tutti gli atleti che parteciperanno, evidenziando che ogni grande evento sportivo “è un momento privilegiato di incontro tra giovani di Paesi diversi, e dunque un segno di speranza per un mondo migliore”. Francesco sottolinea che “questo corrisponde alla vocazione di Roma, città universale, città aperta al mondo, città da cui la Chiesa diffonde dappertutto il Vangelo della fraternità”.
Ma insiste sul conflitto nell’Est Europa, il Papa, condividendo i propri sentimenti con gli sportivi e chiedendo un impegno per la pace.
Penso che anche voi, come me, siate addolorati perché su questa festa sportiva pesa l’ombra della guerra in Ucraina. Ma vorrei che questo diventasse un motivo per manifestare con ancora maggior forza il nostro impegno per un mondo senza guerre, senza odio tra i popoli, senza minaccia nucleare.
Anche nel suo messaggio ai Giochi del Mediterraneo che si stanno svolgendo in Algeria, a Orano, e ai quali sta prendendo parte anche Athletica Vaticana, Francesco guarda allo sport come “strumento efficace” di fratellanza, che non ferma la guerra, ma che può mostrare la possibilità di una umanità diversa, rispettosa dei valori, onesta e attenta. Perché lo sport autentico è forma ed educa.
Agli atleti che parteciperanno ai Campionati Europei di Roma, l’augurio del Papa è quello di vivere la competizione sportiva “come un momento di festa” e “di fraternità, in un clima sereno”, perché ciascuno possa dare il meglio di sé.
Infine il Pontefice, prendendo spunto dalla partecipazione di un bambino all’udienza con i dirigenti della Lega Europea di Nuoto, fa notare che i piccoli, con la loro presenza, tolgono “l’’etichetta’ dell’incontro, perché sono liberi, fanno quello che vogliono”. Ed esorta a “guardare sempre ai bambini, perché loro ci indicano quella zona di libertà che ci fa respirare bene”.
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