Guardi il Papa che accarezza una tigre e pensi ai nonni e alla loro pazienza di portare i nipotini allo zoo. Non la pazienza frutto di virtù ma quella frutto dell’amore. Perché l’amore è quella cosa che ti fa amare quello che amano le persone che ami. I nonni amano stare allo zoo perché stare allo zoo è la cosa più amata dai loro nipoti.
Papa Francesco se ne sta lì, nell’Aula Paolo VI che è il luogo delle catechesi, e al posto di una catechesi di parole fa una catechesi di gesti.
Agli inizi del suo pontificato abbiamo pensato fosse un papa “simpatico”, poi abbiamo deciso fosse “rivoluzionario” ora dobbiamo dire che Papa Francesco fa una cosa che dovremmo fare tutti: far vedere quello che siamo. Lui fa vedere la sua fede con le opere. Le opere di un papa sono le encicliche, i viaggi, i discorsi, leggi promulgate e nomine; le opere di un uomo sono anche la carezza fuori programma ad un cucciolo di tigre di sei mesi senza sapere che gli animali non si accarezzano da dietro. Probabilmente Bergoglio non ha mai avuto un cane, altrimenti saprebbe che gli animali devono vederti arrivare per accogliere – se vogliono – la tua carezza. Se non fai così si rivoltano impauriti. Ora lo sa anche Papa Francesco.
La tigre ha fatto un balzo alla sua carezza. Non puoi fare l’enciclica Laudato Si se, all’occorrenza, non provi a carezzare un animale. Ecco, Papa Francesco non ha paura di sbagliare: di apparire imbarazzato, come un nonno che fa la marachella insieme al nipote sotto il naso del guardiano.
Se parli di misericordia devi accettare di essere fallibile, uno che ha bisogno di misericordia, di essere perdonato da una tigre.
Papa Francesco non va alle periferie con le gambe sedute in vaticano a concedere udienza a selezionate elite di rappresentanza. Parla di povertà e scende dai propri appartamenti per andare incontro al povero: non è roba da poco.
Oggi più che mai, non puoi scrivere encicliche di carta se non scrivi anche le encicliche dei gesti. Vale per tutti ma soprattutto per chi porta il nome di Cristo: uno che si fece carezzare da una prostituta davanti a tutti scandalizzando chi era pieno di fede ma non sapeva farsi accarezzare da quel “genere di donna” e non avrebbe mai chiesto acqua a quell’altra, alla prostituta che stava al pozzo.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost
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