Categorie: Caritas et Veritas

La scristianizzazione del Belgio e la responsabilità dei vescovi

È praticamente sfuggita ai più (tranne all’agenzia Zenit.org) l’intervista che la rappresentante belga dei Giuristi per la Vita, Agate Radziszewski, ha rilasciato a Giuseppe Rusconi, titolare dell’informato sito svizzero Rossoporpora.org, alla vigilia della IV Marcia per la Vita tenutasi a Roma il 4 maggio 2014. Eppure spiega bene perché il Belgio è diventato il Paese più scristianizzato d’Europa, con leggi “avanzatissime” su eutanasia (anche dei minori), sperimentazione su embrioni e pure feti, nozze gay con diritto di adozione, progetti di legge tesi all’eutanasia perfino sui non consenzienti e al divieto dell’obiezione di coscienza per medici e infermieri. Eppure, il Belgio rimane un Paese di tradizione prevalentemente cattolica.

Come reagisce la Chiesa locale a questa deriva che sembra inarrestabile? «Quanto alla Chiesa cattolica belga, sembra incapace di far fronte a tale situazione e resta sostanzialmente muta, reagendo il più delle volte con molto ritardo e minimizzando».

Così la Radziszewski. Che aggiunge: «La Chiesa belga è in caduta libera. Già dall’epoca del cardinale Danneels, primate del Belgio, la situazione non cessa di peggiorare sotto diversi aspetti. Il  Belgio è oggi uno dei Paesi più scristianizzati d’Europa (vedi il numero dei suicidi)».

Il 19 maggio u.s. Vatican Insider, il sito de «La Stampa», così titolava: «Il cardinale Danneels apre alle nozze gay». In Belgio, per esempio, nelle scuole cattoliche i corsi di religione sono spesso tenuti da insegnanti addirittura atei, basta loro una breve preparazione formale. Per quanto riguarda l’educazione sessuale, obbligatoria, «da decenni i direttori delle scuole cattoliche fanno ricorso ai centri di pianificazione familiare». Ai quali un’adolescente può bussare per il nulla osta all’aborto all’insaputa dei genitori. In quei centri si fornisce «un’informazione tecnica in materia di pillola, preservativo, aborto, omosessualità, madri in affitto, ecc.». In tal campo si constata la pressoché totale «mancanza di iniziative da parte dei vescovi».

I quasi due milioni di firme raccolte per la petizione europea «Uno di noi» a favore dell’embrione sono stati visti dai media belgi con allarme perché mettono in pericolo la ricerca scientifica. I rettori delle università fiamminghe, compreso quello della cattolica Lovanio, hanno firmato una lettera aperta in cui si chiede alla Commissione Ue che «continui a riconoscere l’importanza della ricerca scientifica che utilizza cellule staminali embrionali umane come un contributo alla salute, al benessere, al progresso e alla coesione sociale in Europa». Proprio così: «alla coesione sociale».

Ora, nel marzo scorso i vertici di Lovanio sono stati ricevuti in Vaticano per una tre-giorni. E il rettore ha dichiarato in proposito: «Grazie al Papa attuale è questo un buon momento per rinsaldare i legami». Ma ecco il commento della Radziszewski: «Quando un’università cosiddetta cattolica e prestigiosa come quella di Lovanio prende tali posizioni senza che la Chiesa belga si scomponga, anzi forse le approva implicitamente (vedi la visita di inizio marzo citata più sopra), c’è da stupirsi che quasi due terzi dei parlamentari belgi votino l’estensione dell’eutanasia ai minori?».

Qualcuno sperava che re Filippo, come il suo predecessore Baldovino (che si dimise per non sottoscrivere la legge sull’aborto), non firmasse la legge, ma «al tempo di re Baldovino il Belgio era molto più cattolico che ai giorni nostri e il sovrano sapeva probabilmente che la maggioranza del popolo lo seguiva». Solo che, «una volta che l’aborto è stato legalizzato, le barriere sono cadute. Il popolo belga, assopito, non si è più mobilitato in modo consistente contro le numerose leggi mortifere votate una dopo l’altra». Certo, non tutti i belgi sono d’accordo con la loro classe politica, ben simboleggiata dal premier, l’unico al mondo col papillon, socialista e omosessuale. Ma da troppo tempo manca qualche realtà di spessore che raccolga la fiaccola. E quelle che già ci sono latitano: «Idealmente, la Chiesa cattolica belga dovrebbe essere capo-cantiere di tutti costruttori delle nuove cattedrali aperte alla Luce», dice la Radziszewski. Ma non riesce nemmeno a garantire qualche insegnante di religione credente… di Rino Cammilleri 

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