Categorie: Italiae et Ecclesia

La lettera agli universitari del vescovo Leuzzi per il mese di ottobre e in vista del Giubileo della Misericordia

Cari giovani universitari, buon anno accademico.

Un particolare saluto desidero rivolgere alle matricole che per la prima volta varcheranno la soglia delle Aule universitarie. Questo anno accademico è davvero particolare. È l’Anno giubilare della Misericordia indetto da papa Francesco e che inizierà martedì 8 dicembre, giorno della Solennità dell’Immacolata Concezione, a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II. Il nostro cammino, che potrete seguire con il vademecum distribuito nelle cappellanie, nelle Parrocchie, nei collegi e nelle associazioni e movimenti ecclesiali, mira al cuore dell’esperienza cristiana: siamo discepoli di un Dio misericordioso o del Vangelo della Misericordia?

L’icona mariana descritta da Luca, il vangelo che ascolteremo ogni domenica nel prossimo anno liturgico, è per tutti noi significativa: “Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc. 2,19). In silenzio Maria serbava e meditava: due verbi che ci fanno capire che Maria stava vivendo qualcosa di impensato per la sua esistenza. Non tanto per la nascita “straordinaria” di Gesù. Quanto piuttosto per il mistero che nascondeva in sé quel Bambino. Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, che Maria invocava godendo per le grandi opere che aveva realizzato nella vita del popolo di Israele, stava compiendo qualcosa di grande per la sua vita: facendosi bambino rinunciava alla sua onnipotenza e optava per la collaborazione.

Collaborare con Javhè, il Dio forte e potente! Maria era stupita: aveva bisogno di ritornare continuamente riflettendo su ciò che stava accendendo. Cari amici, in questo anno giubilare siamo chiamati a fermarci e a interrogarci: può esistere un Dio che possa rinunciare alle sue prerogative? O meglio: sono disponibile ad accogliere la proposta di un Dio che mi chiede di collaborare e non semplicemente di obbedire? Maria aveva intuito che la potenza di Javhè si stava manifestando in qualcosa di più semplice ma più potente della liberazione dalla schiavitù d’Egitto: era la potenza della misericordia. La liberazione dall’Egitto non era un’esperienza di misericordia? Sì, ma non ancora il Vangelo della Misericordia. Alla liberazione è seguita la legge.

È la libertà fondata sulla legge: sarai libero se obbedirai. È la via dell’imperativo. Maria conosceva questa via. E Lei, pia ebrea, l’ha percorsa con fiducia e fedeltà. Ma quel Gesù… Sì, quel Gesù che aveva portato in grembo l’aveva insospettita, non sorpresa. Javhè è grande, è potente, è misericordioso. Poteva fermarsi all’imperativo? Cari amici, il Vangelo della Misericordia è il dono del passaggio dall’imperativo all’indicativo. È il Vangelo della liberazione dal bisogno di dover essere riconosciuto. Tu sei, non devi! Tu sei il collaboratore di quel Dio che ti dona e garantisce la tua piena dignità e non hai bisogno di lottare per essere riconosciuto.

Il tuo debito per gli altri è solo quello dell’amare. Ricordo sempre quando studiavo filosofia il grande tentativo di Kant di fondare una morale privata e pubblica fondata sul rispetto dell’altro. Il tentativo è stato vano. L’uomo ha bisogno di essere liberato dal cammino verso la morte che lo costringe al bisogno di essere riconosciuto. La morale del tu devi non è in grado di bloccare questo bisogno inarrestabile. Solo il Vangelo della Misericordia può invertire la rotta della nostra esistenza. Tu sei grande! Non è vero che sei nessuno, che sei un oggetto, un numero. Tu sei qualcuno!

Ecco perché abbiamo bisogno di fermarci per fare la stessa esperienza di Maria: serbare e riflettere. Lo faremo insieme in tante tappe del nostro percorso, vivendo pienamente il cammino dello studio universitario che sarà un grande alleato nel sostenere il vostro desiderio di essere pienamente sé stessi per fare non solo della vostra preparazione, ma di tutta la vostra vita, un dono per i fratelli. Tu sei, non devi! È il Vangelo della Misericordia che scopriremo e vivremo insieme.

Buon anno accademico.

Mons. Lorenzo Leuzzi

Redazione Papaboys

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