Israele dopo raid in Siria: impediremo arrivo armi ai nemici

Non consentiremo che armi sofisticante finiscano nelle mani dei nostri nemici. Così il ministro dell’Intelligence israeliano, Yuval Steinitz, si è espresso all’indomani delle accuse del governo siriano, secondo cui caccia dello Stato ebraico hanno bombardato due obiettivi nei pressi di Damasco. Si alza quindi la tensione in Medio Oriente, mentre la coalizione internazionale continua colpire le forze del cosiddetto Stato islamico in Siria e in Iraq.

Le autorità israeliane non hanno voluto confermare o smentire i bombardamenti avvenuti ieri vicino all’aeroporto di Damasco, tuttavia hanno lasciato capire che il governo è pronto a colpire forniture di armi a gruppi come Hezbollah, i miliziani sciiti libanesi che in Siria combattono al fianco del regime di Bashar al-Assad. “Abbiamo una politica di prevenire possibili trasferimenti di armi sofisticate a organizzazioni terroristiche”, ha dichiarato il ministro dell’Intelligence, Steinitz.

Israele continua quindi a monitorare con attenzione l’evoluzione della guerra in Siria. Attività confermata un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato ieri, secondo cui “Israele intrattiene da mesi costanti e regolari contatti con gruppi militanti di ribelli siriani che combattono contro il regime del presidente Bashar al-Assad”. Per questo motivo, il governo di Damasco dopo i raid ha subito puntato il dito contro l’aviazione dello Stato ebraico, denunciando un coinvolgimento diretto di Israele e di altri Paesi occidentali “nel sostenere il terrorismo in Siria”. Dall’inizio della rivolta armata contro Assad, nel 2011, Israele ha compiuto diversi raid in territorio siriano alcuni dei quali diretti proprio contro forniture di missili iraniani per Hezbollah.

E la situazione resta incandescente anche nelle aree controllate dallo Stato islamico in Siria e in Iraq. Oggi, in una serie di raid aerei della coalizione internazionale a sud della città irachena di Kirkuk, sono stati uccisi decine jihadisti e distrutti una settantina di automezzi. Intanto, un nuovo carico di armi di medio e piccolo calibro è giunto nel Kurdistan per rafforzare le milizie di Peshmerga che si confrontano con lo Stato islamico. Il servizio è di Marco Guerra per la Radio Vaticana

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