Una ragazza, studentessa universitaria, brava e bella, è morta bruciata viva. Il suo ex ragazzo, 27 anni, l’ha strangolata e poi ha tentato di bruciarla con la sua auto. Un’insegnante, adulta, 58 anni, nell’esercizio della sua professione, nella sua classe, picchiava i bambini. Quanti sono gli attori di questi ultimissimi atti di cronaca nera? Sono solo quelli che ho nominato? O forse ci sono anche le due persone che sono state rintracciate dai filmati della sorveglianza, persone che dovevano fermarsi e non lo hanno fatto? Ad Avellino, c’è solo l’insegnante colpevole o anche i genitori che hanno insistito nel portare i figli la mattina a scuola: non volevano andarci ma, si sa, i bambini fanno i capricci la mattina, e ce li hanno portati, trascinati.
Se vogliamo tirare delle linee, di qua i buoni e di là i cattivi, è facile. Ma se invece proviamo a non dissociarci ci arriva nella stomaco una domanda che è come un pugno: che ci faccio con un male che mi riguarda perché il male esiste e sta dentro le persone normali come me e come tutti? Chi ha fatto quel male c’entra con me o mi difendo dicendo che appartiene a un’altra cultura, un’altra religione, un’altra classe sociale, un altro ambiente, un’altra famiglia, un’altra scuola, un altro retroterra sociale, un altro da me che non sono io e che non è il mio mondo? Gli altri sono simili a me e alla gente che conosco, sì o no?
Se il demonio è puro spirito, noi non lo siamo, e dentro di noi ci sono il bene e il male. In tutti noi. Gli stessi che sorridono e sono buoni sono quelli che menano, strangolano, ingiuriano, chiudono a chiave, danno fuoco, tirano via dritti. Siamo noi. Il demonio non potrebbe nulla se noi non volessimo. È importante dirsi che il male è in noi , non perché siamo indemoniati ma perché siamo liberi e c’è in noi la possibilità di scegliere il male. E questa scelta non è altisonante, non è l’affiliazione ad una setta satanica.
Il male lo si fa con piccole cose, piccoli gesti, uno dopo l’altro, piccole parole, che volano via leggere come schegge, con gli occhi che non vedono, con orecchie che non sentono, con il cuore spaventato.
Non si tratta di dire che il male è ovunque e che questi sono brutti tempi e che fermarsi non è prudente, e che in un ex un po’ di gelosia ci sta, e che come fai a capire quello che tuo figlio stesso non capisce. L’importante è vegliare, è non mentire a sé stessi, delegando al male fuori di noi la colpa di tutto. Vegliare non solo con le telecamere di sicurezza ma vegliare su noi stessi.
Non aver paura di dire no. Avere il tempo di tacere per ascoltare. Dire: non mi fermo ma qualcosa non va, chiamo il 113. Ha detto il capo della Mobile che sta seguendo il caso di Sara: “Ci vuole coraggio da parte dei cittadini, da parte di chi passa e vede qualcuno in difficoltà, una telefonata al 113 è gratis: se si vedono cose strane è dovere chiamare forze ordine”.
Il male sfianca. Questa sì è opera del demonio. Ci sfianca e non ci dà tempo per capire, per ascoltare. Questo fa male, questo è male. Ed assomiglia alla nostra vita quotidiana, soprattutto nei centri urbani. Fatica, corse, stress, tempo che non basta mai. Non scordiamo di guardarci dentro.
Da dentro si vede meglio tutto, tutti.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratta da FaroDiRoma
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