Non è ancora un nuovo caso Charlie Gard o Alfie Evans, ma potrebbe diventarlo. A rischiare di morire «per sentenza», questa volta, è la piccola Tafida Raqeeb, 5 anni, a cui il Royal London Hospital vorrebbe sospendere la respirazione artificiale.
Ciò che accomuna Tafida a Charlie e Alfie – i bambini morti, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, dopo la decisione di un giudice di interrompere le cure a cui erano sottoposti in nome del loro «migliore interesse» – è la battaglia legale tentata dai genitori per vedersi riconoscere la possibilità di portare i propri figli, fuori dagli ospedali che hanno chiesto di «lasciarli andare» e prendersene cura altrove
.Ieri, la famiglia – mamma Shelima Begum, avvocato di 39 anni, e papà Mohammed Raqeeb, 45enne, consulente nel settore delle costruzioni – ha depositato un ricorso al tribunale amministrativo per trasferire la loro piccola in Italia, all’ospedale pediatrico Giannina Gaslini di Genova, sottraendola così alla volontà del Royal London Hospital di staccargli il respiratore.
Erano le 5.15 del mattino quando, lo scorso 9 febbraio, Tafida ha iniziato ad accusare un forte mal di testa. Di lì a poco, riporta Avvenire, ha smesso di respirare. I genitori l’hanno portata d’urgenza al Newham University Hospital di Londra, e dopo tre lunghe ore trasferita al Kings College Hospital, dove è stata operata per fermare l’emorragia cerebrale in corso. Una malformazione arterio-venosa ha provocato l’emorrargia. I danni subiti a livello cerebrale erano allora già molto gravi.
il Royal London Hospital ha ricoverato la bimba e l’ha attaccata ad un respiratore che le permette di sopravvivere. Il 19 giugno i medici informano i genitori che intendono sospendere la ventilazione lasciando morire la piccola paziente. I genitori entrano, così, in contatto con l’ospedale pediatrico Giannina Gaslini di Genova, in Italia. I medici dell’istituto ligure confermano che le condizioni di Tafida sono estremamente gravi.
La famiglia chiede e ottiene dalla direzione la disponibilità ad accogliere la piccola trasferendola, a proprie spese, da Londra a Genova. Il Royal London Hospital oppone resistenza.
Ogni tentativo di mediazione fallisce. Neppure una lettera di «intimazione ad adempiere» smuove la rigida posizione della struttura che, a sua volta, deposita un’istanza alla sezione per il diritto di famiglia dell’Alta Corte inglese. L’implicito, tristemente noto, «miglior interesse» della piccola paziente a morire. L’esito della controversia potrebbe arrivare a breve. La prossima udienza è rimandata a lunedì. La vita di Tafida è rimessa, ancora una volta, all’esito di una battaglia combattuta a suon di carte bollate.
Di Angela Napoletano per Avvenire.it
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