Bisogna dire che su questi tre martiri, la fantasia degli agiografi antichi, si è sbizzarrita nel raccontarne la vita. Il racconto, purtroppo di nessun valore storico, proviene da un’antica ‘Passio’, riportata in una iscrizione del 1406. Il loro culto nella Marsica aquilana è del sec. XI, quando il vescovo Pandolfo, destinatario di un documento di papa Stefano IX nel 1057, fa una ricognizione delle reliquie dei martiri Simplicio, Costanzo, Vittoriano e le fa riporre sotto l’altare maggiore di S. Giovanni Vecchio, l’antica Collegiata di Celano (L’Aquila).
In seguito detta città fu distrutta da Federico II nel 1222, e quindi riedificata sul Colle S. Vittorino, e le citate reliquie furono trasportate in una cappella della nuova chiesa, il 10 giugno 1046, con l’iscrizione sopra citata.
Ne facciamo un riassunto; al tempo dell’imperatore romano Antonino Pio (138-161), in Borgogna, si convertì al Cristianesimo un’intera famiglia, che venne battezzata da s. Gennaro (forse un santo omonimo francese, non quello venerato a Napoli), a questo punto la madre Gaudenzia si ritirò in un monastero, mentre il padre Simplicio ed i figli Costanzo e Vittoriano, presero a propagare con impegno, la nuova religione.
Alla loro morte segui un terremoto e uno dei carnefici si convertì ed insieme ad altri, si recò dal diacono Fiorenzo, pregandolo di scrivere gli ‘Atti’ del martirio dei tre santi, raccontandogli tutti i particolari, che furono così tramandati.
In questa narrazione sono tutti presenti gli elementi, che gli antichi agiografi, inserivano nei racconti aurei delle vite e delle morti dei martiri. Apparizioni di Angeli, liberazioni improvvise, prodigi miracolosi, Dio non è presentato solo per esaltare i suoi martiri, ma anche per vendicarne le pene o la morte.
Ad ogni modo i nomi di Simplicio, Costanzo e Vittoriano, furono inseriti nel ‘Martirologio Romano’ al 26 agosto, solo nel 1630; riconoscendo così comunque, l’esistenza reale dei tre martiri, che si è pensato pure, fossero in realtà tre persone non della stessa famiglia, ma provenienti da luoghi diversi come Roma, Perugia, Amiterno e accomunati nel martirio, subito nella Marsica.
Autore: Antonio Borrelli
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