Governo “a ricatto”, assedio al Quirinale e cittadini dimenticati ancora

ROMA – La misura è colma, già da mesi, per non dire da anni, e le vicende di questi ultimi giorni potrebbero essere la classica goccia che fa traboccare il vaso. Non esprimiamo giudizi di parte, ma siamo chiamati al rispetto delle regole e della legalità. C’è il leader di uno dei partiti di governo (tra le altre cose il secondo partito italiano) condannato a 4 anni anni per evasione fiscale. Non è omicidio volontario o peggio, ma è comunque una condanna che (magistratura di sinistra o no) l’Italia deve registrare e dovrebbe registrare soprattutto chi ne è stato colpito. Questa “specie di Governo” che prova a tenere in piedi il paese ad un passo dal baratro del non ritorno è sotto ricatto da due parti: dal Popolo della Libertà – che minaccia dimissioni ogni due minuti ormai da tempo – e dal Movimento 5 stelle e similari che – al di la di quanto si dica – hanno subito imparato bene a fare la “mala politica” ed offrono accordi con il Pd su 5 punti. Può l’Italia andare avanti così? Possiamo essere governati su 5 punti? Forse di sutura…. sulla testa di qualcuno se qualcun’altro perderà la pazienza. Dobbiamo stare attenti e mantenere alta la prudenza.

Senza tenere conto dei continui assedi al Quirinale per chiedere la grazia per Berlusconi, per tirare per la giacca Napolitano che vede sciogliersi sotto il sole d’agosto, ora dopo ora, proprio il governicchio del quale si era fatto garante. Ci piace molto la posizione dell’Agenzia dei Vescovi Sir; il Servizio Informazione Religiosa (agenzia stampa promossa dalla Cei) non ha commentato la sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a Silvio Berlusconi, ma ha ricordato significativamente che l’ex premier andrebbe combattuto e battuto «politicamente», cioè come se fosse «immortale» riguardo al capitolo dei processi, e «attrezzarsi a batterlo con l’unica arma lecita in democrazia: il voto». «Averne tutti profonda consapevolezza, al di là dei giudizi morali e politici che ciascuno di noi ha il diritto di coltivare, ci renderebbe forse tutti un po’ più liberi», scrive il direttore Domenico Delle Foglie, che ricorda due `certezze´: «Berlusconi è oggi, a tutti gli effetti, un pregiudicato» ma come leader politico «resta al centro della scena politica italiana».

Sono inoltre folli, da forsennato, (imbecille non si può scrivere sul sito dei Papaboys ndr) le dichiarazioni di Sandro Bondi ““O la politica è capace di trovare delle soluzioni oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti”. L’unica guerra civile che registriamo dopo queste parole, è quella presente nel cervello dell’ex ministro. Ma si possono dire queste cose dopo aver ridotto uno stato come quello italiano così?

Ci sarebbe un rimedio, per tutti, ma nessuno vuole palarne. Dimissioni del Cavaliere (che non scomparirebbe, ovviamente) ma che gli garantirebbero ancora un minimo di credibilità nei confronti del paese. Ricreare la squadra del Pdl (o Forza Italia se preferisce) senza di lui ed i suoi familiari, trovando nuovi credibili volti. Questa è la vera sfida di Berlusconi: chi dopo di me?

Dopo Napolitano ci sarà il prossimo presidente della Repubblica, dopo Letta il prossimo Presidente del Consiglio, dopo Epifani il prossimo segretario del Pd, ma in casa “azzurra” dopo Berlusconi, ad oggi, c’è solo Berlusconi. E – giudici a parte – purtroppo Silvio continua a condannarsi da solo.

 

Francesco Rossi / Redazione Papaboys

 

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