Giovedì 3 settembre – Non mi pento mai di credere in te

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Luca 5,1-11. 

A volte mi chiedi qualcosa per te.
Ho finito la giornata.
Ho finito il lavoro.
Ho finito le forze.
Ma mi chiedi una piccola cosa per te.


Di prestarti qualcosa, di ospitarti in qualcosa di mio.
Come Simone quel giorno con la sua barca.
Io devo fare solo quello. Farti spazio. Aiutarti con la mia vita.
Poi tu ti siederai e insegnerai.
Farai tutto tu e io accanto a te.

A volte invece mi chiedi di fare tutto io.
Da capo.
Di nuovo.
Fidandomi solo di te.
Come Simone quella sera con le sue reti.

E non mi pento mai di credere in te.
In quello che chiedi.

Se mi fido di te la mia vita affonda di grazia e gioia e abbondanza.
Come Pietro quella notte in mare.
Se mi fido di me rimango a terra e la mia vita asciutta e vuota.

Insegnami la forza di Pietro che è forte di te.
Insegnami lo stupore di Pietro.
Stupore che piega le gambe di fronte a te.

Amore mio grande.
Che mi chiedi tutto perché tutto di me ami, anche la mia stanchezza, anche la mia sfiducia, anche la mia vita vuota.
E prendi anche quello: stanchezza, sfiducia, il vuoto.
Prendi tutto.
E tutto riempi.
E tutto ravvivi.
Amore mio, lascio tutto e ti seguo.
Perché tutto sei tu.
E solo tu di me prendi quello che è sfinito e senza vita, vuoto e secco. Solo tu.

Di Don Mauro Leonardi

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