Italiae et Ecclesia

Giovanni, anziano di Terni, muore da solo in casa. La lettera del parroco: ‘ti chiedo perdono!’

La bellissima lettera di Don Alessandro Fortunati. Giovanni non era nessuno ed è morto come tale. “Vorrei che tutti fossimo più attenti al nostro prossimo“. Sarà intitolata a lui la nuova sede della Caritas

La lettera di Don Alessandro

Giovanni è morto forse il giorno di Natale, ma nessuno lo ha cercato, nessuno si è accorto della sua assenza. Don Fortunati crede che sia morto a Natale, scrive ancora sulla pagina Facebook della Caritas parrocchiale, perché “le persone importanti agli occhi di Dio nascono e muoiono in giorni importanti

“.

 

Il parroco ora pubblica sui social una lettera struggente, in cui chiede perdono a nome di tutta la comunità, “a nome di tutti quelli che non lo hanno mai salutato” e contro l’indifferenza.

Questa vicenda arriva da Acquasparta, comune di 5mila anima in provincia di Terni, facente parte del club dei borghi più belli d’Italia. La lettera del parroco, don Alessandro Fortunati, non lascia indifferenti. “Giovanni Irrera. Chi era? Giovanni Irrera non era nessuno“, è l’incipit che sembra già un romanzo. Giovanni si era trasferito dalla Sicilia, sperava di trovare un lavoretto, ma sopravviveva malamente con una pensione di 300 euro. Abitava davanti alla chiesa dei Santi Stefano e Cecilia, a pochi passi dal municipio. Ogni tanto andava alla Caritas a chiedere un po’ di aiuto, ma per la maggior parte del tempo bighellonava nel centro storico, con il giacchettone di pile, un berretto di lana, la barba non curata, “lo sguardo di chi non ha grandi motivi per vivere

“.

Giovanni è morto, nessuno sa esattamente quando, ma potrebbe essere stato un mese fa. L’hanno trovato sabato 26 gennaio (non 26 maggio, come è scritto erroneamente nel post), nel suo letto. “Nessuno lo ha cercato, nessuno si è preoccupato per lui. Era in vita solo per il fatto di essere nato“.  Il sacerdote non punta l’indice contro nessuno, ma richiama tutti contro il virus dell’indifferenza. Giovanni non meritava una morte così, solo, senza nessuno che gli prendesse la mano, che pregasse o piangesse per lui.

A Giovanni va una richiesta di perdono a nome di tutti: quelli che non lo hanno mai salutato, quelli che hanno pensato male di lui, chi non gli ha dato opportunità, chi non ha gli ha fatto nemmeno una telefonata a Natale. “Vorrei che la comunità conoscesse la sua non-storia e vorrei che tutti fossimo più attenti al nostro prossimo“. Infine la decisione: intitolare la nuova sede della Caritas parrocchiale, proprio a lui, Giovanni Irrera, morto solo in centro città.

Fonte avvenire.it – Antonella Mariani

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