Recuperati tutti corpi, tra loro anche l’amministratore dell’albergo Roberto Del Rosso e il receptionist Alessandro Riccetti. 11 le persone tratte in salvo. Il premier difende la macchina dei soccorsi. In un colloquio la funzionaria che disse: “La valanga sull’albergo inventata da imbecilli” risponde alle accuse.
Procura: “Nei risultati delle prime sei autopsie, molti morti per schiacciamento, altri per varie concause: schiacciamento, asfissia, ipotermia. Nessuno deceduto per solo assideramento”
Con l’estrazione dell’ultima vittima, grazie all’eroico impegno di tanti che per una settimana hanno scavato nella neve e nei detriti, sull’Hotel Rigopiano scende il rumoroso silenzio dei tanti interrogativi che scaturiscono da questa vicenda. Poteva l’albergo essere costruito in quella posizione? C’è stata negligenza nel non credere ai primi avvisi sulla slavina? E poi i ritardi nei soccorsi e, soprattutto, perché non si è provveduto a ripulire la strada d’accesso ostruita dalla neve. Forse si sarebbe potuto salvare qualcuno in più degli 11 sopravvissuti. Domande a cui la magistratura deve dare risposte, ma che non leniscono il dolore dei familiari che anche ieri hanno pianto sui feretri dei propri cari durante i funerali. Freddo, asfissia e traumi le cause della morte. E, mentre le precipitazioni nevose sembrano concedere una tregua, nel Centro Italia continuano le scosse di assestamento: 11 dalla mezzanotte, la più forte di magnitudo 3.2 Richter con epicentro vicino ad Amatrice.
La pm: “Autopsie per sei vittime, nessuno morto per solo ipotermia”. “Abbiamo i risultati delle prime sei autopsie: molti morti per schiacciamento, altri per varie concause concorrenti: schiacciamento, asfissia, ipotermia. Nessuno, a quanto ci risulta, morto per solo assideramento”, così riferisce nel punto pomeridiano con la stampa il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini. Dunque, aggiunge la pm, in questi primi sei casi eventuali ritardi nei soccorsi non sarebbero stati causa diretta di morte. “Ma altre sei autopsie sono in programma, e comunque le eseguiremo su ogni vittima”, aggiunge Tedeschini. La pensa diversamente il legale di parte della famiglia di una delle vittime, Gabriele D’Angelo: “Sul mio assistito non ci sono segni di traumi, né di asfissia come emorragie congiuntivali – spiega Domenico Angelucci, medico di parte della famiglia D’Angelo, “secondo noi è morto per assideramento e se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato”.
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Red/ fonte: Repubblica on line e Radio Vaticana
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