I terroristi del sedicente Stato Islamico hanno rivendicato l’uccisione di ieri di un sacerdote copto ortodosso ad al-Arish, nel nord del Sinai, in Egitto. Padre Rafael Moussa aveva appena celebrato una Messa in cui aveva condannato “gli attacchi terroristici che minacciano la sicurezza del Paese e colpiscono l’unità della popolazione”.
Il sacerdote apparteneva alla chiesa di San Giorgio, la stessa di padre Aboud, ucciso nel luglio di tre anni fa. Prosegue, dunque, il martirio delle Chiese d’Oriente, come conferma al microfono di Roberta Barbi il vescovo copto cattolico di Giza, mons. Antonios Aziz Mina:
R. – Ci sono tantissime forme di martirio. C’è il martirio vero e proprio e c’è il martirio di ogni giorno, quello delle persone che non vedono riconosciuti i propri diritti a causa delle proprie confessioni. Quindi il martirio non è mai finito, continua a vivere nella Chiesa. Questo è il secondo sacerdote della stessa chiesa che è stato martirizzato per le sue idee. I sacerdoti non hanno altra arma che la parola, mentre dall’altra parte ci sono le armi da fuoco.
D. – Come s’inserisce l’Egitto di oggi nello scacchiere mediorientale?
R. – Il peso dell’Egitto nella nostra zona è molto importante da tutti i punti di vista: non solo a livello numerico, ma anche culturale, quindi anche sul piano dell’arte, della scienza, di tutto insomma. Se ci sarà una salvezza per il mondo arabo partirà dall’Egitto. Se la pace verrà raggiunta nel nostro mondo, questo dipenderà sempre dall’Egitto.
D. – Come si vive nel Sinai fuori controllo dove ogni giorno c’è un attentato? La comunità cristiana locale ha paura?
R. – Ha paura ma confidiamo nell’esercito che ha un piano molto efficace per combattere l’Is. Ci sono vittime da tutte le parti, anche tra l’esercito e la polizia. Sentiamo sempre che anche loro pagano un caro prezzo per combattere questi estremisti, nel Sinai e altrove. Quando ci incontriamo esprimono dolore; anche i musulmani quando ci vedono fanno lo stesso. Il dolore è dolore. La perdita di un’anima, di un uomo, è sempre dolorosa per tutti quanti.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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