Don Roberto, cosa è successo nella tua vita?
La musica mi ha sempre appassionato, ascoltavo un po’ di tutto, da Vasco ai Queen. Volevo fare il dj e a 19 anni ho cominciato a mettere musica nelle discoteche del litorale genovese. Compravo una quantità infinita di dischi, volevo far divertire i miei coetanei. Allo stesso tempo sentivo un grande vuoto, non ero felice. Un giorno mi hanno chiesto di suonare a una festa in parrocchia: quel giorno il Signore mi ha acchiappato dal profondo vuoto in cui ero caduto. E all’incontro del Papa con i giovani nel 2000 mi sono innamorato di quelle ‘consolle alternative’, gli altari.
Da lì a poco, don Roberto fonda la prima discoteca cristiana e poi inizia l’esperienza della Cristoteca. Come è andata?
Ero stato destinato in una parrocchia sul mare e per arrivare ai giovani ho cominciato a suonare la sera nei villaggi turistici, con balli di gruppo e le grandi hit dell’estate. Dopo tanti anni tornavo dietro una consolle, ma questa volta era diverso. Il mio messaggio era:La vita è una, non ha replay . Balla con la musica, non ballare con la vita. Siate nella notte ma mai della notte, non appartenete al mondo delle tenebre’. Poi ho cominciato ad andare in discoteca e a portare il mio disco ‘Replay non ne ha’ che ho inciso con tre squadre di calcio: Genoa, Parma e Lazio. Lanciavo un messaggio di vita, di divertimento sano. Ho replicato l’esperimento anche nelle curve dei tre stadi.
Ora don Roberto organizza corsi per dj e dirige “Radio Fra le Note” (702 del digitale terrestre e sul sito www.sanmartinodalbaro.it) puntando sulla prevenzione: insegnare ai ragazzi a “ballare senza sballarsi”. Va in giro per l’Italia con il Musical “Restate dorati” per parlare dei problemi giovanili, dall’anoressia al cyber-bullismo, da WhatsApp allo sballo nelle discoteche. E per attirare i giovani, don Roberto ha trasformato il tormentone di J-Ax “Maria Salvador” in “Gesù Salvador”. Un brano che ha incassato migliaia di visualizzazioni su YouTube. “Sono molto critico verso questi falsi maestri – dice il sacerdote – sono visti come testimoni e inneggiano alla marijuana. Non voglio giudicare la vita altrui, ma i maestri sono altri”.
Don Roberto, nel suo passato da dj ha visto tante cose girare fuori e dentro le discoteche. Come commenta le recenti notizie di giovani morti per aver assunto sostanze stupefacenti in discoteca?
E’ vero. Dipendeva da zona a zona. A Roma, ad esempio, in alcune discoteche ho visto di tutto: alcol, fumo, droga. Ho visto l’inferno. C’è una legalità nascosta, dove è permesso tutto. Una sorta di zona rossa, dentro la quale può entrare di tutto. A rimetterci però sono i più fragili. La soluzione non è chiudere le discoteche, perché i mercanti di droga vanno a vendere da un’altra parte, ma riaprire gli oratori e offrire delle alternative. Investiamo sui giovani perché la nostra società prima li vizia, permettendogli di fare tutto, e poi li abbandona.
Fonte blog.ilgiornale.it/ Serena Sartini
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