L’oratorio deve diventare un “gioco di comunità” ha sottolineato con forza don Falabretti perché “è sempre più chiaro come esso debba dialogare con il resto della realtà, dalla famiglia alle altre istituzioni educative. E’ necessario che l’oratorio si apra per insegnare ai ragazzi ad aprirsi al mondo oltre a rappresentare uno strumento potentissimo nelle relazioni e per mostrare ai giovani anche quello che non è facile cogliere. L’oratorio non può essere solo raccontato, ha proseguito don Falabretti, ma deve essere vissuto: vera casa della gioia per chi lo vive, offre la possibilità di costruire relazioni, legami straordinari specie quando è espressione non di un singolo “capitano” ma di una intera comunità educante”. Don Magnotta ha marcato la necessità di un’ “alleanza umile” fra pastorale giovanile e oratorio, proponendosi di girare la diocesi per portare un progetto incarnato nella vita delle comunità per rispondere anche alle tante difficoltà di una città come Roma con scarsa presenza di giovani nelle parrocchie. “Parlo di un’alleanza umile, non di una collaborazione, perché l’umiltà è necessaria per accompagnare i più piccoli ‘rigenerando’ la loro vita, ma anche sapendo che loro stessi ci evangelizzano”. Suor Caterina Cangià, senza dimenticare la complessa situazione sociale in cui si muovono i ragazzi che si affacciano in oratorio, ha fornito molti input ai presenti su come guidare i ragazzi ad un utilizzo consapevole delle nuove tecnologie e delle possibilità di comunicazione attraverso i social. “L’oratorio può essere veicolo di proposte e valori che si ‘respirano’ alla presenza di figure educative che vivono una vera e propria maternità e paternità nella gratuità di una dedizione incondizionata all’altro. La grande realtà digitale in cui i nostri giovani sono immersi può essere condotta a salire verso la Parola, ha sottolineato la religiosa salesiana, verso l’incontro con il Signore per poi scendere nuovamente verso la loro vita quotidiana per rigenerarla portando le giovani generazioni ad essere luce nel mondo. E’ necessario abitare il mondo dei ragazzi, vivere una vicinanza, una prossimità che diventi un vero prendersi cura di loro, anche all’interno dei social, delle esperienze teatrali e di quelle extra-scolastiche. I migliori educatori dei ragazzi sono i loro stessi coetanei che possono diventare ‘lievito” per far crescere l’intera comunità”.
Al Seminario del COR è stata anche presentata la ricca proposta dell’associazione diocesana a sostegno della pastorale oratoriana a Roma: sono disponibili una serie di sussidi suddivisi per tempi liturgici, ma anche incontri di formazione, percorsi specialistici e veri e propri sostegni operativi alle comunità che scelgono di voler investire in questo prezioso settore. Tutti i dettagli sono disponibili su www.centrooratoriromani.org. di Micaela Castro Ufficio Stampa COR
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