Bastano pochi istanti, infatti, oggi per trasformare lo smartphone
in una slot machine, o per convertire Facebook in un casinò social
dove invitare gli amici a puntare a più non posso. Si inizia a giocare gratis, ma per ottenere crediti ulteriori occorre mettere mano alla carta di credito. E si arriva al paradosso: si pagano soldi veri per vincere denaro virtuale. Il fenomeno dei social casinò games,
«Non si gioca più in solitudine, ma si invitano gli amici per organizzare sfide in tempo reale – prosegue Feder –. Si pubblicano i punteggi, in modo da incentivare anche gli avversari a impegnarsi per superare il record. Lo scopo è diffondere sempre più una cultura che ormai tende a far coincidere il significato di gioco con quello di azzardo». Quasi un ‘lavaggio del cervello’ che non risparmia i bambini, anzi inizia proprio da loro. «Basta cercare tra le applicazioni degli smartphone per trovare più di quaranta slot machine virtuali dedicate ai più piccoli – prosegue Feder –. Ci sono animaletti, personaggi dei cartoni, suoni e colori. Invece del denaro, si vince l’immagine del lupetto da aggiungere alla collezione. In questo modo il meccanismo dell’azzardo diviene un comportamento naturale. Stiamo allevando potenziali gambler
Giovani e giovanissimi sono le prede preferite dell’industria dell’azzardo, proprio perché sono i clienti di domani. «Secondo una nostra recente ricerca, il 12% degli under 18 brucia la paghetta in slot e scommesse. Una percentuale che sale al 29% nella fascia d’età tra i 18 e i 19 anni. Se non si interviene, domani questi ragazzi butteranno lo stipendio nelle sale giochi. Oggi sprecano già il loro tempo libero, danneggiando apprendimento e relazioni sociali». Le sirene dell’azzardo che ammiccano da pc e smartphone ammaliano anche gli adulti: ci sono più di 17mila app dedicate a slot, bingo e persino gratta & vinci da tastiera. Un vero e proprio boom, se si considera che solo un anno fa erano poco più di 2mila.
Ma se il ‘contagio’ si allarga, iniziano a comparire in Rete anche gli antidoti. E, sorpresa, sono proprio i giovani a diffonderli. «Quando andiamo nelle scuole a parlare del problema, ci rendiamo conto che gli studenti hanno iniziato a prender consapevolezza dei danni provocati dall’azzardo. Molti di loro li vivono sulla loro pelle, in famiglia. Almeno il 18% dice di avere qualcuno in casa che gioca o scommette tutti i giorni. Perciò hanno capito che bisogna agire. In alcuni istituti di Pavia e Milano sono stati realizzati spot contro l’azzardo che vengono postati su Facebook».
Il 31 marzo scatterà un’azione di guerriglia social senza precedenti. Il
virtual event no slot inviterà a pubblicare o a condividere sulla propria bacheca un’immagine, una frase, una vignetta o comunque un messaggio per dire no all’azzardo. «L’iniziativa è partita dagli studenti – conclude Feder –. A dimostrazione che se si semina tra i giovani qualcosa di buono poi cresce».
Fonte. Avvenire
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