Iniziamo col dire che davanti al Santissimo esposto si sta – a meno di gravi e oggettive motivazioni – in ginocchio. Non farlo senza gravi motivi costituirebbe un grave peccato di irriverenza. La preghiera cristiana non consiste solo nel rivolgersi al Signore, ma nello stabilire un colloquio tra Lui e noi.
Scrive Sant’Agostino: “La tua preghiera è un colloquio con Dio. Quando leggi la Scrittura, è Dio che ti parla, ma quando tu preghi, sei tu che parli a Dio” (In Ps 85, 7).
Allora lasciamo che il colloquio parta da Lui, dall’ascolto della sua Parola.
Da noi stessi siamo così poveri che in breve non sappiamo più che cosa dirgli se non domandare qualcosa…
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2. C’è tuttavia un compendio della Sacra Scrittura, che non ingombra affatto e che uno può portarsi dietro dovunque vada.
È il Santo Rosario.
Il Rosario consiste nel permettere a Cristo, contemplato nei vari eventi (misteri) della sua vita di parlarci, di illuminarci, di orientarci.
Nella contemplazione dei vari eventi non solo riprodurrai nella tua mente la scena di quanto Gesù ha fatto, ma soprattutto farai memoria delle sue parole.
E ti accorgerai allora che portarsi dietro il Rosario è come portarsi dietro il vangelo in forma tascabile, in forma di riassunto.
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3. Non c’è bisogno di particolari sforzi per mettersi alla presenza del Signore nel Sacramento.
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4. Gli effetti dell’adorazione sono effetti di purificazione e di santificazione. Si tratta pertanto – come osserva San Tommaso – di “un certo spirituale nutrimento dell’anima” (Somma Teologica, II-II, 83, 13).
Contemporaneamente, disponendosi a compiere in tutto la volontà del Signore e accendendo l’anima di affetto per il Signore, si accresce il merito e la grazia e si accresce anche la forza dell’impetrazione nel domandare.
Questi effetti, mentre scendono sulla nostra anima, nello stesso tempo vanno ad arricchire tutta la Chiesa. Un pò come quando metti una pomata su una parte dell’organismo, tutto l’organismo in qualche modo ne risente l’effetto.
In maniera ancor più forte la preghiera individuale giova non solo a chi la fa, ma a tutta la Chiesa, a tutto il mondo.
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5. L’adorazione che facciamo in tutti i momenti dell’anno nella sua sostanza è identica a quella che si fa la sera del giovedì santo.
Come Giovanni in quella sera ha posato la propria testa sul petto del Signore, così avviene in ogni adorazione.
Ma l’adorazione del giovedì santo ha dei contenuti precisi: il discordo di Gesù nell’ultima cena, il seguirlo passo passo nell’istituzione dell’eucaristia, del sacerdozio, nell’adorazione nel Getsemani, nell’arresto e via via per tutto il cammino della Via Crucis fino alla sua morte redentrice.
Redazione Papaboys
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