Categorie: Verbum Domini

Vangelo (26 Aprile 2018) Chi accoglie colui che manderò, accoglie me

Gv 13,16-20
Chi accoglie colui che manderò, accoglie me.

[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Chi è Gesù? È il tradito da uno dei suoi apostoli, è il rinnegato da Pietro per fragilità, dai sommi sacerdoti è stato comprato, da Caifa è stato condannato a morte, Pilato ha ratificato la loro volontà omicida, i soldati hanno eseguito gli ordini, anche con zelo eccessivo, prendendosi ogni libertà di male, la folla lo ha barattato con un assassino. Gesù è il Crocifisso dai suoi e dal mondo, dagli amici e dai nemici, da credenti nel vero Dio e da idolatri. Il peccato del mondo si è abbattuto sopra di Lui e lo ha schiacciato. Il Padre aveva tutto predetto, scritto, con profezia che si è puntualmente compiuta.

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.

Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. 

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli (Is 52,13-53,12). 

Gesù parla ai suoi senza alcuna reticenza. Anche loro, se vogliono essere suoi veri discepoli, devono farsi in Lui Servi sofferenti del Padre. Anche loro devono espiare il peccato del mondo. Devono caricarsi delle loro colpe e portarle sul legno del loro martirio spirituale e fisico, dell’anima e del corpo. La Chiesa di Gesù Signore non è quella trionfante, del successo, del potere, della conquista dei posti di comando. È invece la Chiesa che deve stare sempre sulla croce per la salvezza di ogni uomo.



A chi cammina dietro di Lui, Gesù promette oggi la sua corona di spine e la sua croce, i suoi flagelli e i suoi insulti, domani darà la loro ricompensa eterna. Essere cristiani e non conformarsi al Crocifisso realmente e spiritualmente è un controsenso. Un Maestro Crocifisso vuole discepoli anch’essi crocifissi per dare speranza a questo mondo. Ogni volta che si innalza una croce nell’anima o nel corpo di un discepolo di Gesù è il segno che il Maestro sta espiando nel suo corpo che è la Chiesa le colpe dei suoi fratelli.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci martiri di salvezza.

Commento del Movimento Apostolico

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