Categorie: Caritas et Veritas

Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!

Gesù invita i suoi discepoli a vegliare, ad essere pronti, preparati per andare incontro alla morte e al giudizio che attende ogni uomo. Nessuno conosce l’ora, nessuno sa il giorno. L’ora in cui verrà il Figlio dell’uomo neanche si può immaginare.

Subito dopo la morte, la verità della nostra anima si presenterà dinanzi alla verità di Dio, non ci saranno ipocrisie, nascondimenti, finzioni, giustificazioni, sotterfugi, corruzioni. L’anima sarà nuda e scoperta, la sua storia è tutta lì davanti al Signore. Essa stessa vedrà la santità che la condurrà in paradiso, l’imperfezione che la porterà nel purgatorio, l’iniquità che la farà precipitare all’inferno eterno, senza alcuna possibilità di poter cambiare la sua sorte. Se non ci fosse il giudizio di Dio sulle azioni degli uomini, ognuno potrebbe fare quello che vuole. Gesù ci ammonisce che c’è una sorte cattiva, che è la perdizione eterna, ed una buona, che è la salvezza e la vita eterna. Per entrare nella vita eterna dobbiamo essere trovati giusti, in grazia di Dio, con l’anima piena della divina carità, con la fede viva, operosa, carica di frutti di bene, di opere di misericordia corporali e spirituali.

L’eternità ognuno se la deve preparare su questa terra. Il tempo serve proprio per questo. Il paradiso è per chi fa delle beatitudini l’abito più bello da indossare. Qual è, spesso il problema? Che, purtroppo, tutte queste cose le conosciamo bene, le diciamo, ma non le crediamo; le confessiamo come professione di fede, ma non viviamo fissando in esse lo sguardo con vera convinzione. Cristo Gesù ci ammonisce a vivere in funzione della vita eterna. Tutto il Vangelo è un invito a scegliere la vita eterna, non però rinnegando la vita presente, come se fossimo fuori del tempo e della storia, ma facendo del tempo un solo atto di amore in obbedienza a Dio, per la sua gloria, una sola carità perché l’amore di Cristo conquisti i cuori e li attragga al Padre.

Se veramente credessimo nell’eternità della perdizione e del paradiso e che la vita eterna è la perfetta realizzazione di ogni desiderio dell’uomo, mentre l’inferno è la privazione di ogni forma di vita, perché lì esistono solo le tenebre che oscurano l’esistenza e la precipitano in una morte che mai si consuma, certamente daremmo un altro significato alla nostra vita, la orienteremmo tutta verso il paradiso, faremmo della terra un giardino di comunione, di solidarietà, di condivisione, di vera carità.

Molti oggi non credono né nell’eternità dell’inferno, né nella gioia senza tramonto del paradiso. Non crede chi conduce un’esistenza opaca, ingiusta, avvolta da tanto male, sopraffatta da ogni tentazione; chi vive senza conoscenza di Dio, senza la preghiera costante per la propria crescita spirituale, in un amore e in una carità, che diviene consumazione dell’intera esistenza per aiutare i fratelli a ritrovare la via di Dio, in modo da divenire tutti figli dell’unico Padre, fratelli di Gesù Cristo, tempio vivo dello Spirito Santo.

Amici cari, scriviamo fiumi di parole, ma ne voglio dire una chiara: E’ bello Gesù! E’ bello il Cielo! E non possiamo giocare con esso rischiando di restarne fuori.
Signore, distacca il nostro cuore dalla terra e dalle cose che appartengono ad essa. Fa’ che tutto della terra divenga un mezzo, una scala per raggiungere l’eternità beata con Dio. Liberaci dalla presunzione di salvarci senza merito e convinci i cuori che la Parola di Dio è vera e si compie anche nel più piccolo dei suoi apici. Amen. Di Don Francesco Cristofaro

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