Categorie: Caritas et Veritas

Beato chi è vigilante

Nel libro dell’Apocalisse troviamo scritto: “Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne” (Ap. 16,15). La vigilanza è la via della vita. Solo essa fa sì che il cristiano possa conservare le sue vesti di verità e di grazia e non venga a trovarsi svestito, nudo. La vigilanza è nella fede, nella verità. Il cristiano deve stare molto attento. Satana, il suo avversario di sempre, di tutti i suoi giorni sulla terra, va alla sua conquista. Lo fa mettendo nel suo cuore “altre parole”: non vere, bugiarde, non di Dio; parole non di vita, bensì di morte eterna. La sua è “pastorale” di falsità, di menzogna, di travisamento della verità, di inganno. Lui è il padre della menzogna e cadono nella sua rete di morte tutti coloro che abbandonano la Parola di Dio, vedendo nelle “altre parole” una via migliore per accedere alle sorgenti del pieno possesso del proprio essere. Costoro non sanno che le “altre parole” contengono solo morte. Esse mai potranno dare vita. La potenza della “pastorale” di satana è la sua parola di inganno.

La potenza della “pastorale” della Chiesa è, invece, la Parola di Dio, di Cristo Gesù, che gli Apostoli guidati dallo Spirito Santo conoscono nella verità sempre più piena e, secondo questa pienezza ogni giorno più splendente, la offrono al mondo intero, perché nella Parola non solo rimangano, ma anche crescano, sull’esempio di Gesù Signore che cresceva in età, sapienza e grazia. Anche la Chiesa deve crescere in sapienza e grazia.  Può crescere, se la “pastorale del dire” in essa è perfetta. Chi tra i suoi figli, compresi i teologi e i ministri della Parola, si lasciano condurre fuori della verità di Cristo e insegnano la falsità, tutti costoro sono strumenti per la rovina dei credenti.

È cosa ordinaria in una situazione di persecuzione, di forte dolore fisico, o morale, lasciarsi conquistare il cuore da ogni falsità. In tali circostanze è facile cadere nell’abbandono della verità, non perseverare più sulla via di Cristo e del compimento in noi della sua Parola. Quando situazioni di forte tentazione sorgono in seno alla Chiesa di Dio e il rischio dell’abbandono della Parola si fa reale, è obbligo di coscienza di tutti i cristiani, ma in modo del tutto singolare di quanti sono ministri della Parola, iniziare una vera, autentica, forte “pastorale del dire”. In questi frangenti diviene urgente centuplicare la vigilanza, ognuno per la sua parte di responsabilità.

Il combattimento non si vince con “la pastorale del fare”, si vince con “la pastorale del dire”. È con lo splendore della verità che bisogna aggredire la menzogna di satana, è con la potenza del Vangelo che bisogna distruggere la fortezza di falsità che lui costruisce attorno a tutti coloro che sono caduti. Opporgli “la pastorale del fare”

e pensare con essa di distruggergli “la sua pastorale del dire” è l’errore che precipita i cristiani nella fossa della perdizione eterna già su questa terra. In cielo e in terra, nell’eternità e nel tempo la battaglia si combatte con la Parola di Dio. Vince chi è capace di immettere la Parola del Vangelo nei cuori. Se si dona una parola di falsità, il cuore andrà nella falsità, se invece si immette la Parola di verità, la Parola della verità di Cristo, il cuore da questa verità potrà essere attratto, conquistato, illuminato, sanato, custodito, condotto in una verità sempre più grande.

Oggi nella Chiesa del Dio vivente è in vera crisi “la pastorale del dire”. Si potrebbe affermare che questa è assai carente, considerato che la stragrande maggioranza dei cristiani non ha più nel cuore il pensiero di Cristo Gesù. L’apostolo Giovanni scrive l’Apocalisse per ricordare ai cristiani il mistero di Cristo, per rimettere nel loro cuore la luce della verità di Dio in un momento di tenebra e di confusione che stava sorgendo in molte anime a causa della persecuzione, ma soprattutto a motivo della falsità che con arroganza e strapotere andava alla loro conquista. Egli ci insegna così che chi vuole essere strumento di vita eterna deve iniziare dalla Parola, dalla predicazione, dall’annunzio, dal dono della verità. Chi vuole la salvezza del cristiano deve far sì che lui abbia nel cuore sempre la vera fede. Se la vera fede esce da un cuore, si è già caduti nelle tenebre. Bisogna rimettere nel cuore la verità, che è il principio primo della vigilanza cristiana.

Non basta predicare, né scrivere. Questo lo fa anche satana. La differenza tra noi e satana non è nei mezzi, i mezzi sono uguali, anzi i suoi sono più potenti, più universali, raggiungono tutti e sempre. Noi potremmo copiare anche i suoi mezzi, ma per essere a suo servizio, se non ci decidiamo che l’unica differenza tra noi e lui è la verità, è il mistero di Cristo, è il Vangelo della salvezza, conosciuto e compreso alla luce dello Spirito Santo. Il Vangelo, la Parola di Dio, la verità fa la differenza, non una cattedra di teologia, neanche una qualsiasi altra forma di insegnamento: solenne, poco solenne, ordinario, straordinario.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, tu vuoi che la Parola di tuo Figlio Gesù risplenda nel nostro cuore, si trasformi in vita, sia sulle nostre labbra. Donaci forza, coraggio, luce, perseveranza per adempiere secondo verità e grazia il tuo mandato. È l’unica via, oggi, per la salvezza del cristiano e di ogni altro uomo, chiamato alla vigilanza nella fede e nella verità di Gesù Signore.  di Don Francesco Cristofaro

 

 

 

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