“Per me soldi e chiodi sono un tutt’uno”. Così don Luigi Caburlotto, il nuovo Beato, era solito dire, convinto com’era che la carità non fosse mai in eccesso nel cuore umano. Nato da una famiglia di gondolieri nel 1817 in quella Venezia dove crebbe, si fece sacerdote, amò ed educò – la città che tutta, oggi, lo celebra – è il secondo parroco veneziano a essere beatificato in pochi anni, segno della vitalità di questa Chiesa. Incontrando per strada tanti ragazzi senza disciplina e senza futuro, indirizzò la sua vocazione verso un ministero dedito all’educazione: “Gli educatori – diceva – devono vedere tutto, correggere poco, castigare pochissimo, ma devono vestirsi di Gesù”. Fino alla direzione del prestigioso istituto di beneficenza Manin, lo portò questo suo innato talento, evidenziato anche dal Santo Padre, come ricorda il cardinale Amato:
“Nella Lettera Apostolica di Beatificazione, Papa Francesco chiama il Beato Luigi Caburlotto, «eminente educatore dei giovani, apostolo infaticabile della carità evangelica e maestro fedele della dottrina cattolica». Sono tutte qualifiche encomiabili, che hanno radice nella sua santità di parroco dinamico, ricolmo di carità pastorale e di saggezza educativa”.
Era da soli sei mesi a San Giacomo dall’Orio – parrocchia dove rimase 23 anni – quando scoppiarono i moti del ’48. Povertà e dolore ovunque. Una volta, per consentire a un muratore di partecipare alla Messa pasquale, don Luigi gli fece dono delle sue scarpe seminuove, perché quello non le aveva. La sofferenza di quegli anni divenne linfa vitale per una scuola di carità in parrocchia, che sbocciò alla fine in una nuova famiglia religiosa: le Figlie di San Giuseppe. Così – afferma il cardinale Amato – don Luigi, formava le suore:
“«Figlie, molto guadagnate col dire in ogni evento: ‘Volontà di Dio, paradiso mio’»; «Bisogna tener sempre Iddio nel cuore, idee buone nella mente, i rispetti umani sotto i piedi»; «Dolcezza, dolcezza, dolcezza. Con la dolcezza si fanno i santi»”.
Gesù era al centro della vita del nuovo Beato. Ecco qualche altra pennellata del cardinale Amato a completarne il ritratto:
“Le testimonianze di coloro che lo conobbero sottolineano lo spirito di fede. In ogni circostanza egli aveva l’abitudine di giudicare situazioni, problemi e persone alla luce della volontà di Dio”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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