La virtù cardinale della temperanza ha ben nove parti integranti: astinenza e digiuno, sobrietà, castità, pudicizia, verginità, continenza, mansuetudine, clemenza, modestia (a sua volta distinta in quattro parti). Cercheremo di vederne ciascuna nel dettaglio, con i relativi vizi opposti.
L’astinenza, di cui il digiuno è l’atto principale, è la virtù in base alla quale, per fede e amore di Dio, ci si astiene dai cibi nella giusta misura, tutelando in ogni caso la salute e i reali bisogni personali (e anche tenendo conto delle esigenze delle persone con cui si convive). Essi, infatti, ordinariamente allontanano l’uomo dai beni più elevati, dall’attenzione alla vita spirituale e dalla vita interiore e diventano tanto più esigenti quanto più vengono assecondati. In questo l’importanza della temperanza è davvero fondamentale, perché tutti i beni sensibili hanno in sé lo stesso generale principio delle sostanze stupefacenti: tendenza all’assuefazione e forte impulso nell’aumentare la dose. Questo è evidentissimo per i piaceri venerei, per le bevande alcoliche, per i cibi ed anche per ciò che cade sotto il senso della vista (dato che gli occhi non si saziano mai di guardare e vedere cose sempre nuove e più intriganti). Senza il freno del digiuno e dell’astinenza – che ordinariamente cade sulla carne ma può interessare qualunque bene sensibile oggetto di rinuncia (tra i beni di oggi: la televisione, la musica, internet, Facebook, cinema, teatri, ecc.) – diventa estremamente difficile (se non praticamente quasi impossibile) avere e conservare un minimo di vita interiore e tendere alla perfezione cristiana.
A quanto pare sembra consentito, dato il carattere impegnativo di tale digiuno, assumere durante la giornata qualche bevanda zuccherata (per esempio il caffè), specie se ciò fosse richiesto per adempiere i propri doveri di stato o di lavoro. 3) Il digiuno rigoroso. Consiste nel limitarsi per 24 ore ad assumere solo acqua (ed eventualmente qualche caffè zuccherato, come nel caso precedente).
Tale digiuno richiede un ottimo stato di salute ed anche una condizione fisica che consenta di sopportarlo. Si badi che sia il digiuno a pane e acqua che (a maggior ragione) quello rigoroso richiedono, per ovvie ragioni di prudenza, di essere soggetti a discernimento e autorizzazione di un prudente Direttore spirituale o Confessore che conosca bene l’anima, le sue disposizioni, la sua vita interiore e le sue condizioni generali e complessive di salute.
Redazione Papaboys (Fonte www.settimanaleppio.it)
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