Sogno un’Europa madre di nuove vite, che non consideri “delitto” un migrante”, che non scarti poveri, anziani e malati, che non pensi ai suoi cittadini come a numeri ma guardi i loro “volti”. In definitiva, a un’Europa “famiglia di popoli”. Con un discorso ampio e incisivo, Papa Francesco è tornato a parlare del Vecchio Continente nel giorno in cui le sue massime autorità sono giunte in Vaticano per conferirgli il “Premio Carlo Magno”, onorificenza assegnata a chi si distingue per impegno in favore della pace e dell’integrazione in Europa.
Prima di incontrare i suoi ospiti nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, il Papa ha ricevuto assieme il presidente del Parlamento europeo, Martin Shultz, il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker. Subito dopo si è intrattenuto anche con la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Il servizio di Alessandro De Carolis per Radio Vaticana:
Ha citato i Padri fondatori dell’Europa, ma difficilmente l’Europa che è e verrà potrà fare a meno di considerare anche il Papa venuto dall’America Latina come un suo padre ri-fondatore. Perché sulla visione, ricordata e definita insuperata, che fu dei vari Schumann, De Gasperi e altri, Papa Francesco ha innestato un suo grande “sogno”, anzi un mosaico di otto sogni che dà per risultato il ritratto di un’Europa nobile e lungimirante, un motore di civiltà degno della sua storia, e non l’“Europa nonna”, ripiegata su politiche interessate e di corto respiro, che affiora spesso dalla cronaca.
Europa, che ti è successo?
Il Premio istituito nel 1949 da una Associazione di Aquisgrana ha voluto insignire Francesco perché – recita la motivazione – è una “voce della coscienza” che con la sua “altissima autorità morale” rimanda agli ideali dei Padri fondatori. Il Papa riprende quel “progetto”, lo confronta con l’attualità e si pone anzitutto delle domande:
Ai giovani, la dignità del lavoro
Quando passa a enunciare la “capacità di generare”, Francesco usa le consuete parole di affettuosa premura che ha per i giovani, categoria che lotta con i fantasmi della disoccupazione e quindi di una strutturale precarietà. “Se vogliamo pensare le nostre società in un modo diverso – scandisce – abbiamo bisogno di creare posti di lavoro dignitoso e ben remunerato, specialmente per i nostri giovani”:
“Ciò richiede la ricerca di nuovi modelli economici più inclusivi ed equi, non orientati al servizio di pochi, ma al beneficio della gente e della società. E questo ci chiede il passaggio da un’economia liquida a un’economia sociale. Penso ad esempio all’economia sociale di mercato, incoraggiata anche dai miei Predecessori. Passare da un’economia che punta al reddito e al profitto in base alla speculazione e al prestito a interesse ad un’economia sociale che investa sulle persone creando posti di lavoro e qualificazione”.
“Sogno un’Europa…”
“Alla rinascita di un’Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, può e deve contribuire la Chiesa”, assicura il Papa. E lavorando così, prosegue, non solo si creeranno “nuove prospettive e opportunità concrete di integrazione e inclusione”, ma si “aprirà nuovamente la capacità di sognare quell’umanesimo di cui l’Europa è stata culla e sorgente”. E su questa parola, “umanesimo”, Francesco impernia le sue considerazioni finali, in un crescendo che impressiona soprattutto commisurato al prestigio politico e istituzionale di chi lo sta ascoltando:
“Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo (…) Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita”.
L’Europa delle famiglie e dei figli
“Sogno – insiste il Papa – un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto”:
“Sogno un’Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano. Sogno un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile”.
Diritti non finiscano in utopia
Sogno – conclude Francesco – un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull’aumento dei beni”:
“Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia”.
“Che il Santo Padre – conclude la menzione d’onore del Premio – ci dia il coraggio e la fiducia per fare nuovamente dell’Europa quel sogno che abbiamo osato sognare per oltre 60 anni”.
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IL SERVIZIO VIDEO a cura del CENTRO TELEVISIVO VATICANO
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Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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