Ci piace guardare il nostro frigorifero colmo di ogni sorta di prelibatezze, ci trasmette una sottile ma appagante sensazione di benessere.
di Daniele Venturi
Ma non solo il frigorifero, anche la dispensa contribuisce a questo ludibrio. Più è piena, più ci sentiamo appagati per il senso di sicurezza che ci dà l’avere tutto quel cibo a disposizione. Tuttavia, spesso questa tranquillità che deriva dall’abbondanza può assumere le fattezze di uno spreco, una pratica che ne è figlia.
Ma cosa c’entra la necessità di viveri in cambusa con il senso di un Pontificato in corso?
Approfondiamo un attimo: in Italia, ogni famiglia accumula in media 560 euro di avanzi o alimenti scaduti da buttare via, una quantità sufficiente per sfamare ben 6 milioni di persone. Il 10% della spesa finisce nella spazzatura, mentre il 4,4% delle famiglie residenti in Italia vive al di sotto della soglia di povertà alimentare.
A spingere ciascuno di noi verso questo paradosso, forse sono una serie di fattori che, pur non essendo necessariamente connessi tra loro, contribuiscono a creare una situazione in cui il cibo, bene di prima necessità, diventa quasi materiale di scarto.
Sì, proprio di ‘cultura dello scarto’, non riferita solamente al cibo ma addirittura agli esseri umani, ci sta parlando Jorge Mario Bergoglio; e lo fa senza alcuna interruzione, costantemente, da dieci anni.
“Coltivare e custodire”, sono le due parole all’ordine del giorno, che non comprendono solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, ma che riguardano anche i rapporti umani. Uno dei grandi problemi della nostra epoca, che ci ostiniamo a non voler risolvere, e che questo uomo venuto a Roma dall’Argentina ci ripete quasi ossessivamente, è riferito a quello che comanda oggi il mondo, e non è l’uomo: è il denaro.
Il denaro – ha ripetuto molte volte il Vescovo di Roma – i soldi comandano. Riflettiamo su queste parole di Francesco: E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne: noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità.
Che dire? Sicuramente il coraggio della denuncia c’è, ed anche in fatto di chiarezza non troviamo lacune. Ed allora cosa non ci piace davvero del ‘predicare’ del Papa? Il suo essere tradizionalista o progressista? Più o meno mariano? Simile o differente per alcune caratteristiche dai predecessori?
La cosa che davvero critichiamo a questo pover’uomo che in dieci anni ha solo lavorato per noi e non ha fatto un solo giorno di vacanza – nonostante abbia possibilità e luoghi da sfruttare – è che noi dobbiamo per forza avere un cellulare con tutte le funzioni operative, ma soprattutto un frigorifero che va sempre ‘aggiornato’ di prodotti e novità.
Credeteci: questo è un Papa che non piace a chi ha il frigorifero pieno!