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I viaggi di San Francesco d’Assisi: un atto di amore

Il desiderio di Francesco era quello di raggiungere tutti gli uomini, per annunciare loro il Vangelo della salvezza. Finché non fu impedito dalle numerose malattie, nei 20 anni di vita consacrata, visitò molte città e paesi delle regioni del centro Italia: Roma, la Valle di Rieti, l’Umbria, le Marche, la Toscana, fino all’Emilia Romagna e oltre; e al sud sembra anche al Santuario di San Michele al Gargano.

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E quando fu impedito dalle infermità, si preoccupò di giungere ai suoi frati, ai sacerdoti, ai politici (i Raggitori dei popoli), a tutti i fedeli, con lettere ed esortazioni. “Universis christianis religiosis, clericis, masculis et feminis, omnibus qui habitant in universo mundo…” (EpFid II, 1); “Universis custodibus…”; “universis potestatibus et consulibus

  1. Viaggio di Francesco a Santiago di Compostela(fra il 1213 e 1215)
    Nella sua prima biografia, Vita b. Francisci (VbF), fra Tommaso narra accuratamente dell’«anelito ardente del martirio» di san Francesco che lo stava portando in Marocco attraverso la Spagna: «era talmente vivo il suo desiderio, che gli capitava a volte di lasciare indietro il compagno di viaggio, affrettandosi nell’ebbrezza dello spirito a eseguire il suo proposito. Ma il buon Dio, che si compiacque per la sua sola benignità di ricordarsi di me e di innumerevoli altri, affrontandolo direttamente mentre era giunto in Spagna, per non farlo proseguire più oltre, sopraggiunta una malattia, lo richiamò dal viaggio che aveva intrapreso» (VbF 56: FF 420).
    Altra notizia presente nelle Fonti Francescane è nei Fioretti, III (FF 1830), dove si afferma espressamente che san Francesco fu a Santiago e che lì ebbe una visione: «Al principio e fondamento dell’Ordine, quando erano pochi frati e non erano ancora presi i luoghi, santo Francesco per sua divozione andò a santo Jacopo di Galizia e menò seco alquanti frati, fra li quali fu l’uno frate Bernardo […]. Essendo giunti là, e stando la notte in orazione nella chiesa di santo Jacopo, fu da Dio rivelato a santo Francesco ch’egli dovea prendere di molti luoghi per lo mondo, imperò che l’Ordine suo si doveva ampliare e crescere in grande moltitudine di frati».
  2. Viaggio in Egitto (1219-20)
    Col tempo la fama di Francesco crebbe enormemente e crebbe notevolmente anche la schiera dei frati francescani. Nel 1217 Francesco presiedette il primo dei capitoli generali dell’Ordine, che si tenne alla Porziuncola: questi sorsero con l’esigenza di impostare la vita comunitaria, di organizzare l’attività di preghiera, di rinsaldare l’unità interna ed esterna, di decidere nuove missioni, e si tenevano ogni due anni. Con il primo fu organizzata la grande espansione dell’ordine in Italia e furono inviate missioni in Germania, Francia e Spagna.

    Nel 1219, si recò ad Ancona per imbarcarsi per l’Egitto e la Palestina, dove da due anni era in corso la quinta crociata. Durante questo viaggio, in occasione dell’assedio crociato alla città egiziana di Damietta, insieme a frate Illuminato ottenne dal legato pontificio (il benedettino portoghese Pelagio Galvani, cardinale vescovo di Albano), il permesso di poter passare nel campo saraceno ed incontrare, disarmati, a loro rischio e responsabilità, lo stesso sultano ayyubide al-Malik al-K?mil, nipote di Saladino. Lo scopo dell’incontro era quello di potergli predicare il vangelo, al fine di convertire il sultano e i suoi soldati, e quindi mettere fine alle ostilità.
    L’interpretazione del rapporto tra Francesco e l’Islam, e le crociate non è facile ed è ancora oggetto di discussione in quanto c’è contrapposizione tra chi vede la sua azione come un sostegno alle crociate o, al contrario, come una loro sconfessione. La narrazione dell’incontro ci è pervenuta, oltre che tramite le opere di biografi francescani, anche attraverso altre testimonianze non tardive, sia cristiane sia arabe. La versione fornitaci da San Bonaventura cita maltrattamenti subiti ad opera dei soldati. Tuttavia poté incontrare il sultano a cui annunciò la fede cristiana (Leggenda Maior, IX,8).  Nel racconto di Tommaso da Celano, Francesco suscitò profonda ammirazione nel sultano, che lo trattò con rispetto e gli offrì numerose ricchezze. Secondo la narrazione agiografica, Francesco subì anche la prova del fuoco, raffigurata in numerosi cicli dipinti.
    L’esperienza del viaggio in terra mussulmana fu poi recepita nella Regola non bollata, nel capitolo XVI (“Di coloro che vanno tra i saraceni e gli altri infedeli”) nella quale Francesco presenta la missione come alternativa all’inutile violenza delle crociate, nello stile della mitezza e della testimonianza cristiana. La crociata era vista come “un viaggio armato, un pellegrinaggio armato” per riaprire i luoghi santi alla cristianità.
    “I frati che vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annuncino la parola di Dio…” (RegNB XVI,5-7; FF 43).  L’andare tra i saraceni è una conseguenza dell’andare per il mondo, che caratterizza in modo fondamentale lo stato di vita francescano. Il testo appena citato costituisce la base sempre attuale del progetto di una fraternità in missione, suggerimenti validi di come anche oggi possa avvenire l’incontro tra culture e religioni diverse. Prima ricercare la relazione, fatta di amicizia, rispetto, di ascolto, di conoscenza, di condivisione; solo dopo, se si crea l’accoglienza reciproca, si può attivare lo scambio dei contenuti della propria fede, nella fiducia e nella comune ricerca della verità.

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L’ Europa si è fatta pellegrinando. Per la storia d’Europa e per il suo sviluppo culturale il mondo del pellegrinaggio ha avuto un ruolo determinante. L’Europa è stata percorsa in lungo ed in largo da questi pii viandanti che, per devozione e penitenza, hanno formato per secoli una comunità in cammino, tanto da far dire a Goethe che la coscienza dell’Europa è nata pellegrinando. Si può dire, a questo proposito che San Francesco, con la sua vita santa e con la fraternità attraverso di lui nata, ha creato luoghi santi attivando percorsi e flussi di pellegrini di cui ancora oggi siamo testimoni: Assisi, La Verna, La Valle Santa di Rieti. 

“A ciascuno Francesco ricorda che la vita è un pellegrinaggio significativo se ha per meta, e al contempo compagno di viaggio, il Signore Gesù che ci parla attraverso i Santi della sua Chiesa; che la guida sicura del Cammino – metafora di tutta l’esistenza − è il Vangelo; che la credenziale migliore è la Fede (quella che ognuno ha, poca o tanta, in un’apertura sincera senza preclusioni) che va via via riempita di fraternita, essere fratelli di tutti nello stile della minoritas, piccolezza spoglia d’ogni egoismo che si fa accoglienza e condivisione (fra Giovanni Voltan). E la preghiera contemplativa a contatto con la natura e con gli uomini fratelli.

 




Redazione Papaboys (Fonte www.assisiofm.org/Fr. Giancarlo Rosati ofm)

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