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Vende tutti i suoi averi e compra quel campo

1VVRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MERCOLEDI’  –   Questa drammatica pagina tratta dalle “confessioni di Geremia”, ci rivela la delicata e fragile umanità del profeta, che mette al servizio della Parola tutta la propria sensibilità, nonostante riconosce la pochezza della sua esistenza dinanzi alla grandezza del Signore: “me infelice, madre mia, che mi hai partorito”; e la densità delle sue emozioni: letizia, sdegno, trepida speranza. Diventato segno di contraddizione, egli mantiene con Dio, un rapporto di intima e libera immediatezza ricevendo da Lui la garanzia della salvezza: “perché il mio dolore è senza fine? Se tu ritornerai a me, starai alla mia presenza”. Quali sono i termini del nostro rapporto con il Signore? Nonostante la fragilità che ci contraddistingue, abbiamo il coraggio di affidarci come il profeta nelle sue mani?

Le parabole del Vangelo di odierno ci ricordano che Gesù è il nostro tesoro: per possedere lui bisogna essere disposti a lasciare tutto e tutti. Sotterrare tesori nel campo era considerato un deposito sicuro in tempi di guerra e di incertezza. Tesori nascosti potevano essere dimenticati per la morte dei legittimi proprietari che portavano con sé il segreto nella tomba. L’unico modo possibile per il lavoratore del campo per giungere a un possesso giuridicamente non impugnabile era l’acquisto del terreno. Così egli vende tutto ciò che possiede per diventarne il proprietario. Il regno di Dio è un tesoro già presente, sperimentabile, trasmissibile nella parola e nell’opera di Gesù. L’uomo vende tutto ciò che ha perché orienta in modo nuovo la sua vita. Ai tesori della terra sostituisce il tesoro celeste. Possiamo solo immaginare con quale affanno si sia messo all’opera e di quanto ridicolo si sia esposto agli occhi dei benpensanti quest’uomo, che vende tutto, casa e averi, per acquistare un pezzo di terra di poco o nessun valore, com’è ordinariamente in Palestina, brulla e infruttuosa. Alla stessa derisione sono condannati i figli del Regno. Essi hanno sì acquistato un bene di inestimabile valore, ma esteriormente, appaiono dei falliti, degli illusi. La loro ricchezza è sconfinata ma nascosta, traspare solo dalla grande fede che  sgorga dai loro volti. Nella parabola della perla preziosa è evidenziato il valore straordinario del regno dei cieli in rapporto ad ogni altro bene. Anche qui il culmine del racconto sta nella decisione presa dal mercante di vendere tutto quello che possiede per comperarla. Nel primo racconto, il lavoratore lo trova casualmente; mentre nella parabola della perla preziosa è l’uomo che va in cerca. Nella vita alcuni hanno incontrato Cristo senza averlo cercato, altri lo hanno cercato, come Nicodemo senza lasciarlo più. Condividiamo il tesoro e la perla con i nostri compagni di viaggio, facendo scoprire come in una bellissima “caccia al tesoro”, la bellezza di essere fratelli e figli dell’unico Padre. a cura di don Salvatore Lazzara

 

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