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Vangelo 8 Marzo 2019. Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

Mt 9,14-15
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Vangelo 28 Febbraio 2019

Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto

Nell’Antico Israele il digiuno non era un fatto individuale, ma comunitario. Quando ci si presentava al Signore, si ci accostava a Lui digiunando alla sua presenza in attesa della sua Parola, della sua decisione, del suo comando o disposizione.

Anche la Chiesa delle origini vive il digiuno come evento comunitario. Lo spirito è quello. Si vuole qualcosa dal Signore oppure si deve dare lo Spirito di Dio per la missione. Il digiuno è sempre vissuto in relazione al Signore, come predisposizione dell’anima, dello spirito, del corpo a mettersi in perfetta sintonia con la divina volontà.

C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono (At 13,1-3).

Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto (At 14,23-26).


San Paolo parla di digiuni solo nella Seconda Lettera ai Corinzi, ma come privazione di cibo a causa delle condizioni storiche nelle quali è venuto a trovarsi. In tal senso dona pieno significato alle parole di Gesù: “Allora digiuneranno”. Gli Atti degli Apostoli parlano anche del lungo digiuno di tutti i passeggeri della nave durante la tempesta.

Vangelo 3 Marzo
Nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni (2Cor 6, 5).

Fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità (2Cor 11, 27).

Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: “Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa, senza prender nulla (At 27, 33).


Gesù rispettò la forma antica del digiuno. Digiunò quaranta giorni e quaranta notti prima di iniziare l’opera della salvezza che il Padre gli aveva affidato. Così visto il digiuno non è un rapporto con il proprio corpo. È invece preparare anima, spirito e corpo ad accogliere la volontà di Dio da compiere. È anche grande spirito di privazione e di sobrietà in assenza di nutrimento. San Paolo non dice ai Filippesi che lui è abituato alla fame e alla sazietà? Altra verità del digiuno vuole che chi possiede rinunci a qualcosa per aiutare chi non possiede. In tal senso con la virtù della sobrietà si vive di cose essenziali e il di più viene dato ai poveri. Digiuno, Dio, carità!

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vivere la verità delle cose.

Commento a cura del Movimento Apostolico

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