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Vangelo (23 Settembre) Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto

CommentoLc 9,18-22

Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».  Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». 

Ma voi, chi dite che io sia?

Tra l’essere di una persona e la comprensione, la scienza che gli altri hanno di Lui, vi è un abisso. Questa non scienza e non comprensione secondo verità è il frutto del peccato. Leggendo le prime pagine della Scrittura possiamo notare che è proprio il peccato che genera questo abisso incolmabile. Le parole di Adamo sono perfetta luce. E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta» (Gen 1,18-23).

Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato» (Gen 3,6-12).

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Adamo è nello stato di giustizia e grida a tutto il creato che finalmente ha trovato ciò che cercava. La donna è osso delle sue ossa, carne della sua carne. Dalla giustizia poi passa nel peccato. La donna diviene una estranea, non la riconosce più. Essa è un essere posto da Dio accanto a lui. Non è più la vita della sua vita, l’essere che dona compimento e perfezione alla sua umanità. Il peccato ha creato questo abisso. È però un abisso che abbraccia l’intero universo. Abbraccia lo stesso Dio. La vera conoscenza di Dio si fa idolatria, empietà, menzogna, errore.

È il peccato che sempre trasforma la verità della conoscenza di Dio e degli uomini, dell’intero universo in una mostruosa falsità. È sempre il peccato che altera la stessa rivelazione donando ad essa significato completamente estraneo. Se il peccato cambia ogni verità di ciò che esiste ed è visibile, della storia che cade sotto i nostri occhi, molto si più modificherà ciò che è invisibile. Dio, le sue parole, le sue profezie sempre saranno triturate dal peccato e ridotte a grande falsità.

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Gesù è il Messia del Signore. Questa la sua verità eterna e storica. Il popolo che non vive nella grazia di Dio, di questa verità nulla conosce. Va per approssimazione. Pietro confessa che Gesù è il Cristo di Dio, il suo Messia. Lo confessa per grazia dell’Onnipotente, anche se ancora non sa, non possiede la perfetta scienza della Persona e dell’opera del Messia di Dio. Ancora neanche lui è passato dallo stato di peccato a quello della grazia. Anche in Lui regna questo abisso di non perfetta scienza, non visione secondo Dio di Gesù. La sua è visione di peccato, visione umana.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni peccato.

Commento a cura del Movimento Apostolico

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