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Vangelo 14 Maggio 2019. Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici.

Gv 15,9-17
Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Vangelo 13 Maggio 2019
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri

La Legge del Signore, scritta sulle due tavole di Pietra o i Dieci Comandamenti, è il fondamento sul quale si edifica tutto l’edificio del vero amore. Mai potrà esistere vero amore per colui che si pone fuori di queste due tavole della salvezza. I Dieci Comandamenti sono la Legge dell’amore al negativo, del non fare. Ad essa il Signore aggiunge l’altra Legge, quella del fare, alla quale va data purissima obbedienza come alla prima. La perfezione di questa Legge del fare è racchiusa nei due Comandamenti della carità: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

Al non fare sempre si deve aggiungere il fare. Non si deve uccidere, ma neanche si deve lasciare morire di fame. Non basta non togliere all’altro ciò che è suo, si deve dare anche al bisognoso ciò che è nostro. Una verità che oggi è negata vuole che l’amore sia purissima obbedienza ad ogni Legge, ogni Precetto, ogni Statuto, ogni Prescrizione del Signore a noi data per rivelazione.

Viene Gesù. Porta a compimento la Legge e i Profeti. Rivela la sua purissima Legge dell’amore secondo giustizia o obbedienza perfetta del Discorso della Montagna. In questa Legge di Cristo l’amore consiste di due verità: non fare male all’altro neanche con il pensiero, il desiderio, la parola, il cuore, la mente. Una parola non santa rivolta al prossimo è già assenza di vero amore. Fare all’altro tutto il bene che è nelle nostre possibilità senza alcuna distrazione.

A nessuno va fatto il male. Neanche a nemici e persecutori. A tutti si deve fare il bene. Anche a nemici e persecutori. Il discepolo di Gesù è chiamato ad una visione divina dell’amore. All’imitazione perfetta del Padre. Non però imitazione per immaginazione. Imitazione per contemplazione dell’immagine del vero amore che il Padre ha dato a noi. Questa immagine è Gesù Signore. Il cristiano deve per questo conoscere tutti i segreti dell’amore di Gesù allo stesso modo che Gesù conosceva tutti i segreti del Padre.

Come Gesù è rivolto eternamente verso il Padre, così il discepolo deve essere perennemente verso Cristo Signore. Come Gesù faceva ciò che vedeva fare al Padre, così il cristiano deve fare ciò che vede fare al Figlio. Se la contemplazione di Gesù viene omessa o fatta saltuariamente o fatta un giorno si e mille no, diviene impossibile amare sul modello perfetto di Gesù Signore.

Ma come ha amato Gesù i suoi discepoli?

Li ha amati chiamandoli, mostrandolo loro la sua purissima verità, rivelando e donando loro la Parola del Padre nella sua santità perfettissima, istruendoli sul mistero del regno, togliendo dal loro cuore e dalla loro mente ogni falsità e menzogna, guidando e accompagnandoli sulla via della giustizia superiore, lavando loro i piedi, morendo sulla croce, facendosi per essi vero olocausto di redenzione e salvezza, soffiando su di essi lo Spirito Santo, nutrendoli facendosi Eucaristia per essi, affidando loro la sua stessa missione. Li ha amati mettendo la sua vita, in ogni suo momento, a servizio della loro salvezza.

Gesù chiede ai discepoli di amarsi gli uni gli altri, secondo il modello da Lui lasciato loro. L’amore inizia ponendosi a servizio della salvezza dell’altro. Se un discepolo non è vera salvezza per l’altro discepolo, mai potrà essere salvezza per il mondo. È questa la triste tentazione che oggi sta consumando mente e cuore del cristiano. Tutti stanno pensando che si debba amare fuori della Chiesa, mentre è in essa che l’amore va vissuto. Poi anche fuori.

Madre di Dio, Angeli, Santi, insegnateci ad amare secondo la volontà di Gesù Signore.

A cura del Movimento Apostolico

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