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Ungheria, l’ultimo muro della vergogna

Ungheria, l'ultimo muro della vergognaTenere fuori i migranti che arrivano dalla Serbia. E’l’idea (grottesca) di Viktor Urban, premier dell’Ungheria. Proprio nel giorno in cui papa Francesco invita ad aprire le porte agli immigrati, c’è chi pensa che la cosa migliore sia un muro alto 4 metri.

E l’ultimo effetto della “Fortezza Europa” ed è stato annunciato da uno del regime più conservatore e autoritario dell’Ue, l’Ungheria del premier Viktor Urban. Il Paese costruirà un muro alto 4 metri lungo i 175 chilometri di confine che lo separano dalla Serbia per tenere fuori i migranti. L’annuncio è stato dal ministro degli esteri di Budapest Peter Sijarto. L’Ungheria afferma di aver accolto più migranti di tutti in Europa in rapporto alla sua popolazione, Svezia esclusa, 43 mila contro 2 mila del 2012. 

L’anno scorso 50 mila persone hanno cercato di entrare illegalmente dalla Serbia, mentre si stima che quest’anno siano il triplo Il ministro degli esteri ha spiegato che la costruzione di un muro non viola nessuna convenzione o regolamento internazionale. Non ha paura del ridicolo il governi ungherese e con la sua decisione annunciata si mette sullo stesso piano della Germania dell’est che cominciò a costruire un muro a Berlino, diventato poi una grande cortina di ferro lungo tutto il confine con l’Occidente. Anche in quella occasione i comunisti sostennero che non si violava nessun trattato. 

Ungheria, l'ultimo muro della vergogna

E oggi l’Ungheria, che ha recentemente approvato una legge dove equipara nazismo a comunismo, equipara il suo muro novello con quello caduto nel 1989 a Berlino. Budapest ha detto che mentre l’Europa discute il Paese non può aspettare e quindi ha deciso di costruire in tutta fretta un muro. I progetti saranno pronti entro poche settimane e il governi ungherese ha promesso prima di discuterne con Belgrado. L’Ungheria fa parte dell’area Schengen, mentre la Serbia non ancora. Costruire un muro lungo quel confine è relativamente semplice essendoci sono prati. In effetti dalla Serbia passano molti emigranti che vengono dalla Siria, dall’Asia via Grecia e Macedonia. 

Ed è una ulteriore dimostrazione che il problema deve essere affrontato a livello globale anche in Europa. Tra Macedonia e Serbia il passaggio di confine è assicurato spesso dalla mafia albanese, che gestisce in pratica la zona in un limbo di totale illegalità e corruzione. In Serbia ci sono due centri per i rifugiati. 

I rifugiati continuano ad arrivare e possono richiedere asilo. Ma il numero di riconoscimenti dello status di rifugiato a Belgrado è ancora ad una sola cifra: zero. La legge sul diritto di asilo approvata nel 2008 è stata una scelta obbligata per poter accedere alle condizioni per l’integrazione con l’Ue. Ma non è mai stata applicata. Così tutti gli immigrati sono clandestini e cercano di passare direttamente in Europa dal confine con l’Ungheria. 

Li immigrati aspettano giorni e giorni in una zona che viene chiamata “The Jungle”, un girone infernale di sofferenza nei dintorni di Subotica, la città che segna il confine tra Ungheria e Serbia. 

A Belgrado diverse associazioni umanitarie prestano servizio legale ai clandestini, ma la legge sul diritto d’asilo non ben è chiara e giudici e funzionari non sono preparati. Una soluzione sarebbe quella di aiutare anche i Paesi candidati a sostenere l’impatto degli immigrati e a legiferare sull’immigrazione. In caso contrario saranno solo le mafie a godere del traffico. Un passeur serbo nella zona di Subotica prende 1400 euro per far passare la frontiera ad un immigrato. E non è assolutamente certo che con il muro le cose cambieranno.

Di Alberto Bobbio per Famiglia Cristiana

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