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Una tragedia senza fine, con una verità drammatica da scoprire: fossa comune con i resti di 800 bimbi piccoli

Sono stati sepolti tra il 1921 a il 1961. Figli di madri nubili erano ospiti di una struttura di suore. Una commissione sta facendo chiarezza. Non ci sono denunce di violenze. Povertà e alta mortalità.
La conferma è arrivata oggi. Nel cortile dell’ex casa-rifugio di Tuan, nella contea di Galway, nell’Irlanda nord-occidentale, sono sepolti i corpi di 796 bimbi. I più grandi hanno tre anni.

 

Tutti si trovano in una sorta di fossa comune: una struttura divisa in celle senza lapidi né nomi. Il test di datazione al carbonio ha rivelato che le morti risalirebbero al periodo compreso tra il 1925 e il 1961 quando, vicino al terreno, sorgeva la struttura di accoglienza per ragazze madri diretta dalle Bons Secours Sisters (le Sorelle del buon soccorso), una congregazione cattolica fondata nel 1822.
I bambini seppelliti sarebbero, dunque, i figli avuti da queste donne e deceduti successivamente per malattie e denutrizione. Gli esami, dunque, accreditano le affermazioni della storica locale, Catherine Coreless che aveva trovato i certificati di morte di centinaia di bambini. Sulla base di tali dichiarazioni, fatte nel 2014, prese via l’indagine. Sostenuta dalla Chiesa irlandese. L’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, in un’intervista all’agenzia Sir, aveva esortato le istituzioni a portare avanti le indagini per appurare la verità. Non solo a Tuam ma anche negli altri 17 istituti cattolici per madri nubili esistenti all’epoca in Irlanda. Nel 2015, il governo ha istituito una commissione ad hoc che ha cominciato il lavoro proprio da Tuam, coordinando gli scavi e le analisi. Fino ad arrivare ai primi risultati che, il ministro per l’Infanzia, Katherine Zappone, ha definito «dolorosi». I bimbi ora verranno sepolti in tombe registrate.






Le Bons Secours Sisters, in un comunicato, non hanno potuto confermare le ultime notizie ma hanno ribadito il loro pieno supporto all’inchiesta in corso a Tuam. E hanno ricordato che, dopo la chiusura della struttura, nel 1961, tutta la documentazione era stata trasferita al municipio di Galway.
Nella prima metà del secolo scorso, in base alle rigide convenzioni sociali del Paese, le ragazze rimaste incinta fuori dal matrimonio erano inviate in strutture dove potevano dare alla luce il bambino. Questi ultimi, in genere, venivano dati in adozione. Una pratica ricostruita – pur con molte aggiunte romanzate – nel libro di Martin Sixsmith, da cui è stato tratto il film “Philomena”.
Molti piccoli, però, morivano poco dopo la nascita: la mortalità infantile era estremamente elevata in Irlanda, dove la penicillina – scoperta nel 1928 – era inaccessibile per la maggior parte della popolazione. Fra i piccoli “illegittimi”, tuttavia, i tassi erano più alti: cinque volte tanto, secondo le statistiche del governo. Gran parte dei bambini veniva sepolta all’interno degli stessi istituti, in fosse comuni.




Fonte:  www.avvenire.it

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