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Una parola mi inseguiva la mente… Medjugorje, Medjugorje, Medjugorje. Un ragazzo di 30 anni si è salvato così

Una parola mi inseguiva la mente… Medjugorje, Medjugorje, Medjugorje. Un ragazzo di 30 anni si è salvato così

Vi proponiamo una testimonianza da poco diffusa. L’articolo è di Teresa Fiore.

Da uno stile di vita al limite a un traguardo straordinario: la storia esemplare di un giovane ruvese

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Questa è la storia di un ragazzo ruvese che ha preso la sua vita, l’ha rovesciata completamente e ha dato una svolta positiva alla sua esistenza. Il suo nome è Domenico e percorreremo insieme a lui un percorso lungo un anno. Un cammino rivoluzionario, fatto di coraggio, di esperienze estreme, ma soprattutto di fede e di riscoperta dell’animo.

«Premetto che provengo da uno stile di vita al limite, dove sballo ed eccessi erano all’ordine del giorno. Party, alcol e droghe hanno fatto parte del mio modo di vivere per lunghi anni. Tutto ciò che mi sembrava divertente e indispensabile pian piano mi stava ammazzando oltre che nel corpo soprattutto nello spirito». Inizia così il racconto di Domenico, con la dichiarazione di una morte dell’anima che per molto tempo gli ha indicato una strada a senso unico, in cui più si va avanti più diventa difficile invertire la marcia e tornare al punto di partenza.

Finché l’estate scorsa, qualche giorno prima del suo trentatreesimo compleanno, un impulso interiore, forte e insistente, ha cominciato a tamburellargli la testa. «Una parola mi inseguiva la mente… Medjugorje, Medjugorje, Medjugorje.

Fu così che nacque in me la voglia di andarci».

Domenico non era affatto credente, aveva abbandonato la Chiesa sin dai tempi della scuola arrivando addirittura a richiedere e ad ottenere lo sbattezzamento ufficiale dalla Chiesa Cattolica. Un segnale inaspettato dunque, fatto di poche domande e di una sola certezza, quella di provarci, di lanciarsi in una nuova esperienza, di viaggiare con corpo e mente. Così, con zaino, tenda e biglietto solo andata, Domenico sceglie di partire in vista del suo compleanno. «Di festeggiare in realtà non ne avevo nessuna voglia perché mi sentivo più morto che vivo», racconta. Arriva in quelle terre disperse tra monti e infiniti massi e non sa dove andare.

MEDJUGORJE.MESSAGGIO.MARZO.2019

Bloccato col corpo in un territorio completamente sconosciuto, il suo sguardo cade su di una prima persona che incrocia sulla via. Si tratta di un frate italiano al quale racconta di avere pochi soldi, di essere disorientato, di non sapere nulla su quel posto così apparentemente strano e di aver bisogno di una guida. Una breve passeggiata lascia spazio a una chiacchierata. «Questo frate proveniva da una storia uguale alla mia e il che già mi colpii moltissimo. Col tempo e tra le varie Dio-incidenze ho iniziato a capire che in quel posto c’era una strada preparata per me. Il frate ha parlato con la madre superiora e di settimana in settimana son rimasto lì per 3 mesi. Ho festeggiato con loro il mio 33 compleanno e la mia morte si è trasformata in rinascita». È da questo momento che l’esistenza di Domenico cambia radicalmente. La vita completamente perversa penetra nella fede e si converte dalle grandi alle piccole cose.

«Lì ho scoperto quanto Gesù riesca ad amare ognuno di noi ed è nato il mio amore per Lui che va sempre crescendo. Mi ha salvato, mi ha ridato la vita. Ho scoperto l’importanza e la purificazione della preghiera». Con grande emozione e riconoscenza Domenico rivela questi punti particolari ed essenziali del suo vissuto, continuando il racconto di una svolta appena cominciata.

Tornato a Ruvo, dopo il lungo periodo di permanenza in terra croata, scopre l’esistenza di una chiesetta in paese, quella dedicata a San Giacomo, da anni non più parrocchia. Viene a conoscenza di un centro eucaristico che gli permette di riprogrammare la sua vita in città ponendo la fede e l’amore per il prossimo al primo posto. Traendo da questa esperienze mille ispirazioni, Domenico avverte pian piano la necessità di fare qualcosa per gli altri. «Così nel mio piccolo inizio a donarmi». Sono queste le esatte parole che preferisce utilizzare per rendere l’idea di una vita ormai trasformatasi in dono, in opere belle, quotidiane e autentiche.

Il tempo passa e bussa alle porte una nuova estate, quella del 2019. A bussare alla mente, invece, il bisogno di un nuovo viaggio, un viaggio differente. «Voglio un viaggio con lo spirito ma nelle meraviglie del Creato» si dice, e sceglie un pellegrinaggio per Santiago. San Giacomo, un nome che ritorna nella sua esistenza essendo legato alla parrocchia della nuova chiesa di San Giacomo, alla chiesetta in centro e alla chiesa di Medjugorje appunto dedicata al santo. Il cammino di Santiago è una via percorsa in antichità proprio per chiedere misericordia a Dio per i propri sbagli, ma questo Domenico lo scopre solo a fine percorso a seguito di una catechesi.

«Percorro tutta la costa oceanica spagnola per 850 km e per 55 giorni attraverso il cammino del nord. Un viaggio duro tra le montagne da scalare ma meraviglioso, lontano dal caos del mondo, in profondo contatto con lo spirito e dallo spirito guidato. Ammirazione, contemplazione, preghiera mi accompagnano per tutto il percorso.

Lo spettacolo che questo cammino offre è qualcosa di indescrivibile, qui Dio mi mostra gli angoli più belli della sua creazione e non posso che ringraziare». Domenico attraversa posti meravigliosi, spiagge oceaniche infinite, boschi e natura, albe e tramonti indescrivibili. Passa l’estate in tenda, produce rosari e li vende all’uscita delle chiese fermandosi spesso a mangiare in monasteri e conventi. Così, lontano dagli eccessi si rende conto che accontentandosi non gli manca niente. Vive nell’essenziale e scopre l’essenziale.

La scorsa settimana, esattamente giovedì 5 settembre, dopo 55 giorni lontano dalla sua terra, Domenico torna a Ruvo, «consapevole di aver quasi toccato il paradiso». Da quell’estate che ha risanato il suo spirito, Domenico si è aperto alla vita fatta di aiuto e di benevolenza. Oggi frequenta diverse associazioni di volontariato locali ed è parte attiva della comunità solidale. Un po’ malinconico per aver lasciato i mitici paesaggi toccati durante il cammino di fede e certo che le esperienze vissute resteranno impresse nei ricordi e nell’anima, ringrazia Dio per tutto ciò che gli è stato donato.

Domenico mi scrive la sua storia al ritorno verso Ruvo dal suo viaggio in treno e me la invia non appena messo piede in paese, senza farlo di proposito. Tuttavia, la decisione di pubblicare questa storia come prima della rubrica “Ruvesi” non è casuale. La rubrica accompagnerà i lettori in un viaggio di scoperta di personaggi e personalità di rilievo del territorio, ma resta la convinzione che ognuno, seppur nel suo piccolo, può essere grande abbastanza da contribuire a cambiare sé stesso, essere d’esempio per il prossimo e cambiare il mondo. 

 

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