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Un seminarista cinese racconta: ‘è difficile essere cristiani in Cina’

Grazie a Dio, sono nato in un villaggio, dove tutti sono cattolici. Pertanto ho ricevuto il Battesimo da piccolo, diventando fedele discepolo di Gesù. Nello mio villaggio non c’è un parroco stabile, perché il sacerdote incaricato, gestisce tre parrocchie. Dove vivo, la Santa Messa, è celebrata una volta alla settimana: la mattina della domenica, e il primo venerdì del mese. Quando sono a casa, vado in chiesa per celebrare le lodi, la coroncina della Divina Misericordia, i vespri, il Santo Rosario, e la Via Crucis. Per la festa del Santissimo Sacramento, i fedeli si mobilitano per organizzare un grande momento di preghiera che parte dalla parrocchia dove sono nato, alla chiesa dove abita il parroco. La festa è molto sentita. Persone d’ogni età e sesso, a termine della processione, fanno un inchino al parroco e poi chiedono la benedizione.

La scuola-. A scuola non si parla di fede, e nemmeno esiste l’ora di religione, perché è ritenuta l’oppio dei popoli. In Cina, questo è l’insegnamento che si riceve negli istituti di formazione statale. Gli studenti, attendono l’estate per assaporare un poco di libertà. Il parroco a termine dell’anno scolastico, chiede di iscriversi al corso di catechismo, per prepararsi ai sacramenti. I ragazzi però si domandano: come mai ogni anno dopo la scuola, dobbiamo andare in Chiesa, e dopo la Chiesa tornare a scuola? E’ questa la nostra vita? Personalmente quando ero a casa andavo a scuola, e la Chiesa la frequentavo ogni tanto.

Il seminario-. Sono seminarista da dieci anni. Ho frequentato due anni il seminario minore. Per raggiungere il mio villaggio dal seminario sono necessarie dodici ore di treno. Una volta per tornare a casa, ho comprato un biglietto che non prevedeva il posto a sedere, perché già era tutto pieno. Poi da quando sono entrato al Seminario maggiore, per tornare a casa ho impiegato soltanto cinque ore. In Cina ci sono dodici seminari maggiori, tra cui uno si trova nella mia diocesi di origine. Durante uno dei viaggi o chiesto ai passeggeri se qualcuno apparteneva alla Chiesa Cattolica. Mi hanno risposto: “si la conosciamo, è una Chiesa molto buona”. Qualcun altro a detto: “Io credo in Dio, ma Lui mi da qualcosa da mangiare? Mi dà i soldi per comprare il necessario per vivere?”. Altri invece mi hanno detto: “la Chiesa Cattolica è l’oppio per i poveri, non abbiamo tempo per sentirne parlare”. Noi seminaristi, durante l’estate (cinquanta giorni), insegniamo il catechismo ai bambini. I sacerdoti non vanno mai in vacanza. La vita in Cina è diversa dall’Italia. “La messe è molta, ma gli operai sono pochi” (Mt 9,37-38), diceva Gesù ai suoi discepoli. Pregate per la Cina. Ho scritto in questo articolo la mia personale esperienza di Chiesa, perché nel mio paese non abbiamo il diritto alla parola. Scusate se ancora non scrivo bene in italiano, e se qualche frase non è corretta! Pregate per la Cina. Grazie mille per l’ascolto! di Paolang Rheng 

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