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Un Roberto Benigni delle grandi occasioni presenta il libro di Papa Francesco

Il volume “Il nome di Dio è Misericordia” è stato presentato stamani all’Augustinianum. All’evento sono intervenuti assieme all’autore della conversazione con il Papa, il vaticanista Andrea Tornielli, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, l’attore e regista Roberto Benigni. Toccante la testimonianza del carcerato Zhang Agostino Jianqing. La presentazione è stata moderata dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Gli interventi sono stati preceduti dal saluto di don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana:

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Un libro per approfondire il mistero della Misericordia di Dio e capire cosa questa rappresenti nella vita e nel Pontificato di Papa Francesco. E’ il significato più profondo del libro “Il nome di Dio è Misericordia” nato dall’intervista, o meglio come ha precisato padre Federico Lombardi, dalla conversazione del Pontefice con il vaticanista Andrea Tornielli. Pubblicato nell’Anno Santo, il volume – edito in 86 Paesi – rappresenta secondo il direttore della Sala Stampa Vaticana un valido sussidio per il Giubileo della Misericordia:

“Questo libro-conversazione è preziosissimo proprio nel contesto di questo anno giubilare. Con questo libro-conversazione noi abbiamo la sua esperienza della misericordia, nella sua vita sacerdotale, nel suo ministero, nella sua spiritualità”.

“Chi è alla ricerca di rivelazioni – ha esordito il cardinale Pietro Parolin nel suo intervento – rimarrà forse deluso”, il volume infatti vuole “prendere quasi per mano il lettore per entrare nel mistero della Misericordia” che, sottolinea il segretario di Stato riecheggiando Francesco, è “la carta d’identità del cristiano”:

“Il volume, che si legge agevolmente, ha una caratteristica che è peculiare del suo principale autore, cioè il Papa. E’ infatti un libro che apre delle porte, che le vuole mantenere aperte e intende indicare delle possibilità; che desidera almeno far balenare, se non far brillare, il dono gratuito dell’infinita misericordia di Dio, “senza il quale il mondo non esisterebbe” – come ebbe a dire una vecchietta all’allora mons. Bergoglio, da poco vescovo ausiliare di Buenos Aires”.

Il libro, ha ripreso il porporato, non dà risposte definitive, né scende nella casistica ma “allarga lo sguardo verso l’incontro con l’infinito amore di Dio” che supera le logiche umane. E ha ravvisato che Francesco non solo ci ricorda che viviamo in un mondo che ha smarrito il senso del peccato, ma che ha sempre più bisogno di misericordia. Quindi, il cardinale Parolin ha messo l’accento sull’importanza della misericordia non solo nella conversione personale ma pure nelle relazioni tra gli Stati e i popoli. Ne è convinto Papa Francesco, ha detto il porporato, come ne era convinto San Giovanni Paolo II in particolare dopo gli attentati dell’11 settembre:

“Il messaggio del Papa, il messaggio cristiano della misericordia e del perdono, le tante porte sante che vengono spalancate, il richiamo a lasciarci abbracciare dall’amore di Dio è qualcosa che non riguarda soltanto la conversione di ciascuno di noi, la salvezza dell’anima di ogni singola persona; è qualcosa che ci riguarda anche come popolo, come società, come Paese e può aiutarci a costruire rapporti nuovi e più fraterni perché chi ha sperimentato di su sé il sovrabbondare della grazia nell’abbraccio di misericordia, chi è stato e continua a essere perdonato, può restituire almeno un po’ ciò che ha gratuitamente ricevuto”.

Giubileo

E’ un libro commovente, ha detto ancora, perché mostra che l’abbraccio di Gesù ci rialza se ci abbandoniamo all’amore di Dio. E commozione ha destato il successivo intervento, la testimonianza di Zhang Agostino Jianqing, giovane carcerato di origini cinesi, detenuto a Padova, che ha raccontato come dopo anni di violenza ha trovato la fede proprio in carcere, attraverso un volontario che lo ha portato all’incontro con il Signore:

“Dopo il Battesimo, ho capito tutta la misericordia di cui sono stato oggetto, anche quando non me ne rendevo conto. E questo libro di Papa Francesco mi ha aiutato a comprendere meglio quello che mi è accaduto. Ecco perché il nome ‘Zhang Agostino’: Agostino perché pensando ad Agostino, alla sua storia, mi ha particolarmente commosso sua madre, Santa Monica, per tutte le lacrime che aveva versato per suo figlio, sperando di ritrovare il figlio perduto. E’ un po’ come la mia situazione: pensando alla mia mamma e al fiume di lacrime che ha versato per me, sperando che io potessi ritrovare il senso della mia vita”.

Zhang Agostino ha quindi ringraziato con parole toccanti il Papa, che ha potuto incontrare proprio per la pubblicazione del libro, per la sua costante attenzione e cura verso i carcerati:

“Caro Papa Francesco, grazie per l’affezione e la tenerezza che non manchi mai di testimoniarci. Grazie per la tua instancabile testimonianza. Grazie per le pagine di questo libro dalle quali emerge il cuore di un pastore misericordioso. Ti ricordiamo sempre nelle nostre preghiere”.

Dal registro della commozione a quello della gioia prorompente: l’ultimo intervento, molto atteso, è stato quello dell’attore e regista Roberto Benigni che, destando gli applausi dei presenti, ha subito fatto notare che solo con un Papa come Francesco poteva esserci una presentazione di un libro in Vaticano con un cardinale veneto, un carcerato cinese e un comico toscano. L’attore ha innanzitutto confidato i sentimenti che gli ha suscitato la lettura del libro:

“E’ un libro in cui diciamo che ci accarezza, che ci abbraccia, che ci ‘misericordia’, che è un termine inventato dal Papa. Misericordia – attenzione! – che non è una virtù così, che sta seduta in poltrona… è una virtù attiva, che si muove: guardate il Papa, non sta mai fermo! Che muove non solo il cuore, ma anche le braccia, le gambe, i calcagni, le ginocchia, muove il corpo e l’anima, non sta ferma mai! Va incontro ai miseri, va incontro alla povertà, non sta fermo un secondo…”.

Benigni ha proseguito la sua riflessione sulla Misericordia evidenziando che questa, assieme al perdono, è il messaggio più forte che sta emergendo dal Pontificato di Francesco

LO STRAORDINARIO PASSAGGIO DI ROBERTO BENIGNI

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“E la misericordia di Francesco – attenzione! – non è che è una visione sdolcinata, così accondiscendente o peggio ancora ‘buonista’ della vita: no! E’ una virtù severa, è una sfida vera ma non soltanto religiosa-teologica: è una sfida sociale, politica! Quello che sta facendo Francesco è impressionante. E come fa, Francesco, a vincere questa sfida, diciamo, incredibile? Cos’è che gli dà la forza? Proprio la medicina della misericordia. Lui, lo vedete, la va a cercare tra gli sconfitti, tra gli ultimi degli ultimi. Dov’è andato pubblicamente quando ha cominciato il suo Pontificato? A Lampedusa, dove arrivano proprio gli ultimi degli ultimi. E dove ha aperto le Porte Sante del giubileo? In Centrafrica, a Bangui, nel luogo più povero dei poveri dei poveri del mondo: proprio nel luogo più povero, va a trovare la vicinanza – Francesco – del dolore del mondo, della sofferenza, perché lì, in mezzo al dolore nasce la misericordia”.

In un mondo che chiede la condanna, ha ripreso il mattatore toscano, Francesco vuole invece la misericordia. E non vede contrapposizione con la giustizia:

“E allora, dice, se si perdona tutto, però, allora la giustizia che ci sta a fare? Ma, la misericordia – ce lo dice Francesco – è la giustizia più grande. La giustizia è il minimo della misericordia. La misericordia non cancella la giustizia: non la abolisce, non la corrompe. Va oltre. Un mondo con solo la giustizia sarebbe un mondo freddo, no? Si sente che l’uomo non ha solo bisogno di giustizia: ha bisogno anche di qualcos’altro. E si sente che nel libro Francesco ce lo fa sentire proprio, perché è proprio la fonte del suo Pontificato, la misericordia …”.

Da ultimo, l’autore del libro con il Papa, il vaticanista de “La Stampa” Andrea Tornielli ha ringraziato quanti – a partire dall’editore – hanno creduto in questo progetto editoriale e ha voluto legare la figura di Bergoglio a quella di San Giovanni XXIII, che sapeva guardare con misericordia ai peccatori, abbracciando tutti, anche i carcerati proprio come oggi fa Papa Francesco.

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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