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+++ Turchia, autobomba a Kayseri: morti e feriti +++

Un’autobomba e’ esplosa questa mattina davanti all’università di Erciyes a Kayseri, una città della Turchia centrale. Colpito un autobus che trasportava soldati in borghese. Fonti dell’ospedale di Kayseri hanno conformato le indiscrezioni di stampa secondo cui ci sarebbero numerosi morti e feriti.

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Un autobus è esploso questa mattina vicino la fermata dell’università di Erciyes nella provincia di Kayseri, Turchia centrale. A bordo c’erano civili ma soprattutto militari in permesso per il fine settimana. I morti, secondo fonti militari, sono 13, tutti soldati, i feriti almeno 48 e sono anche civili. L’esplosione, riferiscono i canali televisivi locali comprese Bbc e al-Jazeera, è stata causata da un’autobomba parcheggiata alla fermata degli autobus. La dinamica è confermata anche dal vice pm turco, Kaynak, che evidenzia similitudini con l’attentato del 10 dicembre fuori lo stadio di Istanbul.

Kayseri, città con oltre un milioni di abitanti nella Cappadocia, al centro della Turchia, è un centro industriale, conosciuta fino a oggi come una città immune dagli episodi di violenza terroristica che hanno segnato tutto il 2016 nel Paese.

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Il 10 dicembre in un doppio attentato fuori lo stadio di calcio di Istanbul sono morte 44 persone, i feriti sono stati circa 150. A rivendicare l’attentato è stato il gruppo estremista curdo Tak, i cosidetti Falconi della libertà del Kurdistan staccatisi già da diversi anni dal Pkk, il Partito dei lavoratori, al bando in Turchia. Ma fin dal primo momento il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha puntato il dito sul Pkk: “Non ci sono dubbi” ha detto, “se credono di spaventarci si sbagliano, pagheranno molto duramente”.

Dopo l’attentato di oggi a Kayseri, il primo ministro turco Binali Yildirim ha imposto un blackout temporaneo sulla copertura dell’esplosione. Le istruzioni ai media sono di non pubblicare cose che potrebbero causare “paura, panico e disordine, obiettivo delle organizzazioni terroristiche”.

Redazione Papaboys (Fonte www.ansa.it/www.repubblica.it)

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